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Lo Snodo :: Sono sempre i lavoratori a pagare, specie al Sud.

di Enrico Esposito

LO SNODO :: 07/05/2009 :: C’era da aspettarselo. Il costo dell’operazione Fiat si riverserà ancora contro il meridione d’Italia. Stando alle indiscrezioni di un quotidiano tedesco on line l’accordo con Chrysler e Opel comprenderebbe  la chiusura di due impianti in Italia, uno dei quali al sud. Il più indiziato è quello di Pomigliano, ma si parla anche di Termini Imerese. I primi commenti sono ispirati alla più cupa rassegnazione. Ci doveva essere un trucco nell’operazione Marchionne e, se il giornale tedesco ha visto giusto, ora viene svelato.

E il riserbo dei dirigenti del Lingotto autorizza a non stare tranquilli. Insomma Fiat salva fatturato e futuro aziendale ma a costo di pesanti sacrifici. A farne le spese saranno i lavoratori, specialmente nel Mezzogiorno italiano. Si sapeva che come in ogni ristrutturazione ci sarebbero state contrazioni di posti di lavoro, ma nessuno poteva prevedere che si arrivasse a ipotizzare di chiudere due stabilimenti italiani in un momento così grave di ricorso massiccio alla cassa integrazione e ai licenziamenti, considerati inevitabili, visto l’andamento altalenante del mercato dell’auto su scala mondiale. Ancora una volta è la ferrea logica delle delocalizzazioni che prevale. Che cos’altro sono gli accordi con le case automobilistiche americana e tedesca? Anzi si sta progettando, sempre secondo la stampa tedesca, si espandersi anche in Sudamerica e altrove. E la stampa italiana? Con la consueta indipendenza, straparla di trionfo del marchio italiano nel mondo. Che poi questo trionfo butti sul lastrico migliaia di lavoratori, che importa? Nel perverso rapporto costi – benefici conta solo quanto si dovrà pagare per salvare i colossi dell’auto e le banche, sempre quelle, che li sovvenzionano.