Verbicaro :: Comunità Montana: l’intervento del Consigliere Pappaterra.
VERBICARO :: 27/07/2011 :: Calabria a marcia indietro. Regione a passo ridotto. Da una parte il consiglio regionale medita sul taglio delle comunità montane, trascurando gli effetti della manovra politica sui dipendenti e sul territorio, dall’altra, invece, appare la visione di un orizzonte, che in tempi di ristrettezze economiche come queste, al cittadino comune appare come un privilegio di casta riservato, appunto, agli stessi ed anche a coloro che fino ad ieri hanno rappresentato la Regione Calabria: i consiglieri e gli ex consiglieri regionali.
Dai dati che ci arrivano dalle testate giornalistiche nazionali e regionali, si può tranquillamente appurare che i costi dovuti alla voce rappresentanza politica sono alti: un consigliere regionale calabrese guadagna circa 11.000 euro al mese, a differenza dei colleghi di altre regioni d’Europa in cui mediamente gli stipendi per i rappresentanti regionali e nazionali si aggirano sui 5.500 euro al mese. Senza non considerare, fra l’altro, le baby pensioni “donate” agli ex consiglieri regionali che a quanto sembra, dai dati di una testata nazionale, si aggirano sui 14 milioni di euro l’anno: una “cifretta” che sarebbe più utile al territorio ed all’ambiente della nostra dissestata regione. Soprattutto dopo ciò che ho avuto modo di sentire presso il dipartimento ambiente a Catanzaro: settore ormai senza fondi perché spostati per la questione sanità calabrese. Eppure, dopo tutto, oggi c’è una giunta regionale che per il bene della regione stessa, fatta dal 70% di comuni collinari e montani, si fa portatrice di proposte di chiusura di enti locali, certamente e storicamente sottovalutati come le comunità montane, a spese della propria “densità abitativa pro-capite” e degli investimenti sul dissesto idrogeologico, senza tagliarsi di un centesimo quel privilegiato stipendio da “deputati parlamentari”. Dal punto di vista delle riforme, se possiamo parlare di chiara azione di risanamento, così facendo, la Regione Calabria rappresenta l’antitesi stessa di una ripresa economica – sociale dei nostri territori. E non sembra difficile affermare che la Calabria a marcia indietro è fatta da una regione che taglia dove potrebbe rilanciare in produttività e non taglia dove effettivamente andrebbe toccato: come i super- stipendi di dirigenti, assessori e consiglieri regionali. Ci sono problemi che oltre ad essere di natura economica, toccano la dignità delle persone, dei cittadini che vivono nei nostri territori. La politica dovrebbe considerare questi dilemmi essenzialmente sfide che, purtroppo, la Regione Calabria non vuole affrontare. Dal quadro che puntualmente si presenta di fronte agli occhi di ogni residente dei comuni montani, si vede soltanto un’amministrazione regionale che quando si accorge di essere di fronte al baratro, anziché proporsi di fare sacrifici in modo unitario, tenta di trovare chi può pagare tutte le spese, comprese quelle che appartengono al passato. Ma la di la dei vari proponimenti, in fondo una riforma in Calabria è possibile e non può passare soltanto sulla pelle degli enti locali, ma dal consiglio regionale stesso. Se la cesoia dei costi della politica non toccherà gli stipendi dei nostri onorevoli consiglieri regionali, è inutile continuare a parlare di soppressione, tagli e accorpamenti di enti strutturali, perché tutte le leggi di riforma sarebbero contrarie all’etica del sacrificio ed alla morale che rende credibile l’istituzione regionale stessa. Continuare a perseguire strade che portano lo sfaldamento del tessuto sociale calabrese, non può far altro che farci proporre di chiudere le Regione Calabria, che costa molto di più delle province e delle comunità montane, attualmente enti locali molto più vicini alla gente e meno distanti degli uffici catanzaresi.
Antonio Pappaterra
Consigliere Comunitario
Comunità Montana Alto Tirreno Appennino Paolano