Rende :: Università: i giovani si riuniscono in assemblea aperta.
Giovedì 12/11/2009, ore 16.30 – AULA FILOL.8 (Cubo 28/B)
In un contesto nel quale le Università italiane sono in ginocchio e rischiano il dissesto economico, a causa dei tagli del Governo Berlusconi, il Consiglio dei Ministri del 28 ottobre scorso ha approvato il Disegno di Legge Gelmini e con la sua approvazione il “governo Berlusconi”, senza alcun vero dibattito parlamentare ed a costo zero per lo Stato, avrà una delega a modificare liberamente la legislazione in materia di diritto allo studio e le università avranno 9 mesi di tempo per adeguarsi ai gravissimi provvedimenti contenuti nel testo di legge. La “pseudo-riforma” della Ministra Gelmini porta alle estreme conseguenze il progetto latente (messo in atto soprattutto dalla vecchia Ministra Moratti) di asservimento totale a logiche aziendalistiche dell’intero Sistema Universitario Italiano. Si parte da una radicale trasformazione della Governance con l’ingresso preponderante dei privati nei Consigli di Amministrazione degli Atenei: il 40% dei membri potrà essere, infatti, “nominato” tra privati direttamente dal Rettore (che diventerà sempre di più un sultano/monarca).
Nel DDL Gelmini esistono gli stessi principi di gestione anche per il Diritto allo Studio che si tradurrà in “prestiti d’onore” e “premi speciali per il merito”. Il Ministero anziché preoccuparsi di assicurare la copertura finanziaria totale per le borse di studio, eliminando così la figura dell’idoneo non beneficiario, incentiva il paradossale ricorso al “prestito d’onore” facendo passare per meritocrazia l’indebitamento cronico degli studenti per assicurarsi una formazione. Allo stesso modo assistiamo all’istituzione di un Fondo Speciale per il Merito, di cui non è dato sapere né l’entità né la provenienza, che verrà gestito da un “Società per Azioni”. (la Consap spa) ed a cui si accederà sostenendo un test standard nazionale a crocette, previo pagamento di una tassa d’iscrizione. A questo Fondo potranno contribuire dei “privati” vincolando di fatto i propri capitali/investimenti (e tutto ciò è esplicitamente dichiarato nel testo di legge) con la finalità di costruire una didattica ed una ricerca sempre più strumentali ai propri interessi economici. Cresce fortemente la preoccupazione rispetto al ruolo sempre più rilevante che assumeranno i privati nell’erogazione di “servizi”, oggi pubblici e statali. In questo quadro si inserisce, ancora, la pseudo-riforma dei sistemi concorsuali che rimarranno strettamente in mano dei docenti ordinari, come se per risolvere il problema dei “baroni” si facesse decidere concretamente agli stessi baroni delle nostre Università. Tutto ciò si traduce in una vera e propria istituzionalizzazione normativa della figura dei “ricercatori precari a tempo determinato” e quindi in una precarizzazione totale e permanente delle ricerca.
Il nuovo DDL Gelmini, con illuminazioni provenienti anche dal mondo accademico (Milanesi docet), vara seri interventi di delegificazione degli organi di governo. Si rischia la chiusura delle Facoltà poiché i Dipartimenti avranno poteri su tutto (poteri che sono, oggi, affidati alle facoltà) e potranno decidere se organizzarsi in strutture di coordinamento chiamate “facoltà” o
“scuole”. Il progetto di delegificazione offrirà, inoltre, la possibilità agli Atenei italiani (soprattutto a quelli piccoli e dissestati economicamente) di “confederarsi” con “Enti” di cui non si specifica la natura (pubblici?, privati?, chissà?), mettendo così in moto un meccanismo perverso e pericoloso ed una guerra tra poveri.