Catanzaro :: Il Tirreno non é inquinato. Si possono eliminare le alghe? Il ruolo dei contratti di fiume.
di Giuseppe Maradei
CATANZARO :: 13/08/2017 :: Le analisi delle acque effettuate dell’ArpaCal e quelle indipendenti fatte da privati cittadini (http://www.cosenzapost.it/tirreno-cosentino-la-famosa-schiumetta-cosa-contiene-nessun-pericolo-la-salute/) hanno dimostrato in modo incontrovertibile che il mar tirreno calabrese non é inquinato da coliformi fecali (cacca) o altre forme batteriche e che il brutto colore verdastro delle acque unito a schiumetta che compare non tutti i giorni contemporaneamente da Tortora a Pizzo Calabro altro non é che il prodotto di una fioritura algale. Certo per evitare problemi sul tirreno calabrese, cosi come nel resto del mondo, é fondamentale evitare di fare il bagno vicino le foci fluviali, dove l’acqua dolce é superiore a quella salata ed eventuali batteri presenti possono sopravvivere (infatti spesso esistono divieti di balneazione intorno alle foci fluviali).
Allora é possibile fare in modo che questo antiestetico colore e questa antiestetica schiumetta non si formino più? La risposta é si, é possibile evitare la formazione di questa schiumetta e di questo colore verdastro dell’acqua di mare, eliminando la causa scatenante: l’eccesso di nutrienti. Le alghe sono piante, come gli alberi e le lattughe, per cui prolificano quando ci sono sole e i nutrienti. Le alghe, però, hanno una vita media molto corta e, quindi, quando muoiono iniziano a galleggiare e la degradazione di questa sostanza organica (assolutamente non pericolosa) ha come effetto secondario la formazione di bolle, schiuma e colore verdastro.
Visto che il sole non si può eliminare, l’unico modo per evitare che le alghe prolifichino é ridurre l’apporto di nutrienti che entrano in acqua. A tal fine esistono diverse strade, che hanno tutte la stessa importanza e che per questo vanno tutte percorse. Sicuramente il miglioramento della depurazione, facendo funzionare gli impianti e potenziandoli con i trattamenti di denitrificazione. Poi verificando che lo smaltimento dei fanghi di supero avvenga secondo normativa, in modo che siano smaltiti correttamente nelle discariche autorizzate e non lasciati nelle vasche di decantazione o peggio convogliati nelle condotte di scarico o sotterrati negli alvei fluviali. A tal fine é utile chiarire che non sono solo i depuratori mal funzionanti dei paesi costieri che contribuiscono alla immissione dei nutrienti nel mare ma anche i depuratori malfunzionanti dei paesi montani, che scaricano i reflui mal depurati nei corsi d’acqua che sfociano in mare.
Un secondo problema che é poco considerato perché poco pubblicizzato, ma che può avere un effetto molto più importante dei reflui fognari in termini di formazione delle alghe, é l’utilizzo eccessivo dei fertilizzanti in agricoltura e gli allevamenti intensivi. Questo non vuol dire che non si debbano utilizzare fertilizzanti o allevare animali, ma é necessario mettere in campo tutte quelle azioni necessarie a limitare l’afflusso di nutrienti in mare. É, quindi, auspicabile che si intensifichi l’applicazione dell’agricoltura di precisione, per fare in modo di calibrare la quantità di fertilizzanti sufficiente per le colture senza eccessi. Inoltre sarebbe fondamentale lo sviluppo di tecniche di depurazione delle acque defluenti dagli allevamenti, tipo gli impianti di fitodepurazione.
Ci sono, infine, due tipologie di interventi che possono essere posti in essere, al fine di prevenire lo sviluppo delle alghe:la pulizia delle acque sottocosta con l’ausilio di battelli attrezzati e la costruzione degli impianti di rinaturalizzazione per i corsi d’acqua maggiori. La pulizia dei fondali é stata sperimentata con successo qualche anno fa in Calabria (http://www.regione.calabria.it/index.php?option=com_content&task=view&id=7052&Itemid=136) e consiste nel passaggio di un natante che raccoglie i rifiuti galleggianti, filtra le acque superficiali eliminando olii, grassi, mucillagini e acque di sentina.
Gli impianti di rinaturalizzazione altro non sono che grandi laghi molto bassi e pieni di specie vegetali ben selezionate, in cui convogliare le portate di magra dei principali corsi d’acqua (Lao, Savuto, Amato) in modo che le acque siano private del carico nutriente prima di sfociare in mare. Tutte queste azioni devono,ovviamente, essere coordinate da un organo tecnico specializzato e, probabilmente, i costituendi contratti di fiume potranno favorire l’innesco di questo processo virtuoso. Come processo volontario di rivitalizzazione dei corsi d’acqua, infatti, le azioni che possono essere condivise da imprese, associazioni e pubblica amministrazione nella stipula dei contratti di fiume possono andare nella direzione di favorire l’abbattimento dei carichi nutrienti e, di conseguenza, apportare benefici per l’estetica del nostro Tirreno.