Lamezia Terme :: Adiconsum: la povertà non può sbriciolare la speranza-
LAMEZIA TERME :: 15/04/2010 :: In questa crisi, il Calabrese è naufrago nella tempesta, perché già povero e stretto da risultati che lo portano ad una ulteriore perdita del potere di acquisto, con le famiglie, che passano dalle difficoltà nel pagare il mutuo a quelle delle bollette. Si torna agli stenti e alla miseria, dopo un periodo di falso benessere e modernità senza sviluppo, con la gente, che in questa regione, non crede più all’uomo della provvidenza, ma invoca da tempo una classe dirigente attiva, di vedute al passo con i tempi e soprattutto che sappia essere concreta sulle cose che servono allo sviluppo.
I politici Calabresi, recentemente eletti, per le condizioni in cui versa questa terra, devono poter inventare e sperimentare vie nuove ed ambiziose che portino verso il benessere, oggi che da queste parti, si incomincia a respirare area di “colonialismo da terzo mondo” con la povertà di chi ha offerto tutto senza certezza che le fatiche prodotte, nel lungo e tormentato girovagare, siano servite a sostegno della propria gente.
Non possiamo dimenticare che al meridionale fu praticamente consegnata una valigia perché emigrasse senza dare troppo nell’occhio e senza creare convulsioni politiche.
Il mancato sviluppo torna a seminare sfiducia nelle nuove generazioni con un inizio di lento processo di abbandono degli studi universitari, poiché la tendenza è quella di chiudere alcuni corsi di laurea precedentemente decentrati sul territorio, senza considerare che il mantenimento di uno studente fuori sede, diventa un impegno oneroso con cifre che si avvicinano ai diecimila euro l’anno.
Questi importi giustificano le proteste degli studenti contro la chiusura del corso universitario in Servizio Sociale, organizzato dell’Ateneo Messinese, con sede in Locri.
E’ povertà, se fallisce la promozione degli studi universitari vicini al territorio, limitando, di fatto, l’emancipazione mediante l’investimento formativo che stenta e non mantiene il passo, quando i giovani, dopo un lungo e faticoso percorso di studi fuori sede, si trovano costretti ad allontanarsi dalla propria terra per poi accettare lavori quasi mai in linea con le ambizioni e le proprie competenze.
Un cervello in fuga lascia un vuoto incolmabile ed impoverisce una comunità già fragile ed al collasso che non può continuare a perdere le risorse migliori.
E’ povertà, quando si chiudono scuole, poste, guardie mediche, ospedali, ecc…
E’ povertà, quando si eliminano i treni e si limita la mobilità a causa delle strade che dopo anni di cantieri e lavori sono ancora un disastro e seminano morte.
E’ povertà, quando non si trova un lavoro o si perde quel poco che c’è.
E’ povertà, quando i servizi pubblici locali non sono adeguati alle esigenze della gente.
Vi sono intere comunità, gabbate dalle parole e poi delusi dai fatti, che tacciono dignitosamente, con la compostezza di sempre, anche quando alcuni comportamenti hanno inquinato la Calabria rendendola terra di “legione straniera” senza alcun peso politico, né istituzionale e alla resa dei conti c’è chi tiene mano alla disfatta. E’ venuta meno l’attenzione per la persona e ognuno si sente autorizzato a sopprimere servizi, anche quando questi sono essenziali per la gente ed il territorio.
I colpi di accetta inflitte, giungono anche quando non sono mancati impegni di lotta e di pensiero con rivendicazioni che potevano dare vigore alla crescita sociale e civile, ma la voce è rimasta inascoltata e i soldi spesi per rivitalizzare il sud non hanno aiutato i cittadini che dopo aver vissuto momenti di speranza si trovano in una osmosi collettiva rivolta verso il declino, con la perdita delle poche certezze.
La bieca tristezza del momento, non può che mettere la politica sulla strada di orizzonti diversi con la certezza che le azioni e le scelte aiutino ad uscire dalla povertà a tappe forzate, lavorando per cogliere i vantaggi di una risorsa sociale stanca di emigrare.