Siano (Cz) :: Una giornata nel girone del carcere di Siano (CZ)
SIANO :: 08/12/2007 :: 1° Dicembre 2007. Arrivano alle 11 i due parlamentari di Rifondazione Comunista davanti al carcere di Siano. Sono Salvatore Cannavò e Francesco Caruso. C'è fin dalla mattina un leggero movimento fuori il carcere, di agenti della Digos , della polizia penitenziaria e dei carabinieri. L'associazione Yairiaiha, che si occupa dei diritti dei detenuti, ha indetto un sit in davanti il carcere in solidarietà ai detenuti che scenderanno in sciopero della fame per protestare contro l'ergastolo.
Una pena che in Europa ha solo l'Italia. Nel nostro paese la "libertà condizionale" per i condannati all'ergastolo può essere concessa dopo 26 anni di detenzione (teoricamente, ma solo teoricamente, riducibili a 22 in caso di concessione dei giorni di "libertà anticipata" per buona condotta); non viene data in maniera automatica, è a discrezione dei Tribunali di sorveglianza e dura 5 anni con l'obbligo di essere reperibili nottetempo per i controlli di polizia. Di conseguenza gli ergastolani possono tornare liberi definitivamente ben oltre i 26 anni successivi alla data dell'arresto e, per di più, sono il principale capro espiatorio di un sistema penale che perdona solo i crimini compiuti dai "pentiti" e dagli infanticidi che "patteggiano la pena". Sostanzialmente, gli ergastolani pagano anche per crimini rispetto ai quali non c'entrano nulla e su cui si scatenano periodiche campagne forcaiole in televisione e sui giornali. Pagano più di tutti e, beffa delle beffe, la loro speranza di ottenere la libertà condizionale, dipendendo dalla discrezionalità dei magistrati e dal Tribunale di sorveglianza competente a livello territoriale. Il carcere di Siano , oggi è sovraffollato, sono oltre 450 i detenuti presenti divisi su quattro piani ed in diverse sezioni a seconda della loro "pericolosità". Qui sono anche arrivati gli irriducibili delle Brigate rosse ed alcuni islamici accusati di terrorismo. L'on.Caruso inizia il suo giro accompagnato da Francesco Cirillo, direttore di un giornale scritto dai detenuti stessi, L'evasione-idee in fuga, un esperimento giornalistico per portare fra i vivi, le condizioni dei "non morti" , e da Sandra Berardi responsabile dell'Associazione Yairiaiha, che si occupa dei diritti dei detenuti e che ha all'attivo già diverse visite nelle carceri e denunce pubbliche sulle condizioni di vita dei detenuti nelle carceri in Calabria. A noi giornalisti è vietato l'ingresso nel carcere e attendiamo l'uscita dei parlamentari per conoscere la situazione al loro interno. Il giro dei deputati finisce alle 17. Un giro che li ha portati in un girone infernale dove i diritti dei detenuti vengono quotidianamente schiacciati, sia dall'eccessivo burocraticismo di stampo borbonico ancora esistente nell'ordinamento penitenziario sia dall'interpretazione abbastanza restrittiva che il direttore del carcere fa delle leggi vigenti. Non si spiega, dice l'On. Caruso ai giornalisti presenti fuori il carcere ad attenderlo, perché nelle carceri del nord alcune cose si possono fare e qui no, perchè in alcune carceri della Sicilia alcune cose sono permesse e qui no. E qui, in Calabria,spiegano i militanti dell'Associazione Yairiaiha parecchie cose non sono permesse rendendo il carcere di Siano uno dei peggiori della nostra regione. Peggiore dal punto di vista strutturale prima di tutto. Piccoli i cortili del passeggio dove neanche entra il sole durante le ore di passeggio, piccole le celle, con piccole finestre, piccolissima la sala di riunione dove addirittura le finestre sono blindate e dove ci si sta stretti pur di avere un minimo di socialità completamente inesistente. Non c'è una palestra, non c'è una biblioteca, non c'è un ascensore funzionante, non ci sono riscaldamenti. Nella riunione che i deputati e gli accompagnatori hanno avuto con i detenuti le voci più arrabbiate si focalizzano proprio sulle strutture. Un detenuto con problemi di deambulazione non può scendere dal quarto piano al passeggio, per cui è murato vivo nella sua cella. Un altro che soffre di claustrofobia non può frequentare la sala riunione perchè le finestre sono blindate inutilmente mentre quelle delle celle sono a metà chiuse. Un altro ancora si lamenta di non poter scegliere come per legge, di vivere da solo nella sua cella dopo ben 26 anni di carcere. E poi il freddo che costringe i detenuti a stare nelle celle avvolti in coperte e sempre a letto a guardare la Tv e fumare. Cose delle quali il direttore del carcere si tira fuori, asserendo di aver richiesto al Ministero di Grazia e Giustizia, evidentemente impegnato in tutt'altre faccende i finanziamenti necessari per rimettere in moto l'ascensore, rifare l'impianto elettrico, ottenere le autorizzazioni per trovare nuovi spazi per la sistemazione anche singola dei detenuti. Il direttore del carcere riferisce all'on. Caruso di avere a disposizione ogni anno solo 17 mila euro per la manutenzione di tutta la struttura. Non servono neanche per cambiare le lampadine dice all'on. Caruso. Il quale si impegna a preparare un ordine del giorno da far votare in parlamento durante la discussione della finanziaria nella voce riguardante gli interventi strutturali nelle carceri italiane. "Mi impegnerò perché venga votata una mozione che dia dei maggiori contributi direttamente a questo carcere". Ma non sono solo le questioni di carattere strutturale che rendono rabbiosi i detenuti, che hanno iniziato uno sciopero della fame, alcuni ad oltranza per protestare contro il mantenimento dell'ergastolo in Italia. Le questioni sono anche di carattere del mantenimento della dignità umana attraverso la socialità, il reinserimento, il trattamento sanitario, i rapporti con i familiari. Tutte cose che sono ordinate da domandine, delle quali spesso si perde traccia, di burocraticismo e di assunzioni di responsabilità delle quali il direttore non vuole farsi carico. Un prigioniero politico accusa il direttore di non aver voluto ricevere una delegazione di detenuti politici. Il direttore risponde che nell'ordinamento giudiziario ogni detenuto viene considerato come singolo per cui bisognava essere ricevuto come singoli . Il prigioniero politico faceva rilevare come in qualità di prigioniero politico per motivi politici la visuale della carcerizzazione è una visuale collettiva e non singola. Per cui il dialogo non è stato possibile e le problematiche sono rimaste in aria creando tensione con i detenuti . Gli islamici si lamentano di non poter mangiare carne, perché non viene macellata secondo le loro regole. Il direttore dice di non sapere se esistono macellerie di questo genere. Intanto agli islamici gli si da una dieta vegetariana. Una cipolla o un purè di patate al posto della carne. Poi di fronte alla delegazione prende l'impegno di cercare una macelleria islamica. Ogni cella una storia. Ogni detenuto una propria storia. "Non siamo dei numeri" spiega un detenuto " abbiamo della nostre storie dietro le spalle, una vita che ci aspetta fuori , una speranza di poter ricominciare una nuova vita". Speranze che vengono quotidianamente troncate da un modo antico e barbaro di mantenere persone rinchiuse dietro sbarre. Speso i reati si fanno anche nelle carceri stesse e il regime di isolamento funziona come deterrente a richieste di rispetto dei diritti sanciti da leggi nazionali ed europee. L'Associazione Yairiaiha , per esempio, ha recentemente portato
alla ribalta dei media, che da sempre si occupano molto poco di carcere, un caso esistente nel carcere di Reggio Calabria. Il caso di un giovane costretto a restare in cella nonostante affetto da una malattia che lo costringe a vivere su una carrozzella a rotelle. E questo giovane vive in una cella di un metro e mezzo per due con un letto a castello, un tavolo, un armadio, il bagno con la tazza posta su un gradino e, al centro di questa specie di "loculo", la sua carrozzina. Nella visita fatta in carcere nella cella di Andrea , nel primo letto è stato trovato disteso Andrea in preda a tremori che lo accompagnano giorno e notte. A volte cade dal letto causandosi contusioni, altre volte i movimenti involontari lo fanno sbattere alla lastra metallica che regge il letto superiore, posto a circa 30 cm sopra la sua testa, in bagno non può andare se non assistito dal piantone. Mangiare è diventato un incubo. Seduto sulla carrozzina, non riesce a mettere le gambe sotto il tavolo stando ad una distanza di 50/60 cm. dal piatto sporcandosi mentre mangia perchè le mani tremanti non riescono a tenere le posate. 25 anni, una storia di marginalità ed errori come tante, oggi Andrea vive con un proiettile conficcato nel midollo spinale che non può essere rimosso e, pertanto, non può sottoporsi neanche a risonanza magnetica per risalire alla causa dei tremori che non lo lasciano mai. Da pochi giorni è stata eseguita la elettromiografia e l'elettroneurografia ma, nonostante l'assistenza sia garantita dal personale sanitario della struttura, Andrea è in una condizione di una tale gravità che, ad avviso dell'associazione, risulta incompatibile con la detenzione in carcere, men che meno in un carcere dei primi del novecento che presenta barriere architettoniche. Alle norme scritte asetticamente, dovrebbero essere affiancate leggi umane, che tengano conto della dignità di un uomo, un ragazzo anzi, che nonostante gli errori (oltre tutto è in attesa di giudizio, in carcere, da più di tre anni) dovrebbe essere curato in un centro specializzato, senza barriere architettoniche che impediscono di poter compiere i più banali e vitali gesti quotidiani. È una vergogna che l'Italia dell'Europa Unita consenta che un ragazzo, invalido al 100%, stia in una situazione di tale aberrazione. Allorché Voltaire venne in visita dell'Italia, fu portato da una guida per le strade di Firenze. Dopo aver visitato i tanti monumenti di Firenze, Voltaire si rivolse alla sua guida e gli disse: ""Non fatemi vedere i vostri palazzi ma le vostre carceri poiché è da essi che si misura il grado di civiltà di una nazione".Francesco Cirillo