SANTA MARIA DEL CEDRO :: 03/11/2021 :: Italia Nostra “Alto Tirreno Cosentino” scrive su Facebook di cumuli di sabbia e profondi fossati, ma omette di dire che la spiaggia in questione è solo quella di Santa Maria del Cedro (Cs), come si evince dalle foto pubblicate sul profilo social.
“Grossi cumuli di sabbia con profondi fossati realizzati lungo la costa tra Diamante e Scalea. Con la fine della stagione balneare, su molte spiagge date in concessione vanno via i bagnanti e arrivano le ruspe: nascono così delle dune artificiali. Pale meccaniche ridisegnano il profilo della spiaggia scavando e prelevando la sabbia sul lato mare per costruire dune davanti agli stabilimenti balneari, alle cabine e ai ristoranti”.
“Malgrado la costa dell’Alto Tirreno Cosentino, da Diamante a Scalea, sia investita da soventi forti mareggiate, ciò nondimeno le strutture balneari a carattere permanente ed alcune opere pubbliche sono posizionate sempre più vicino alla riva del mare con la conseguenza che dopo la stagione estiva, presumibilmente a cura dei concessionari e titolari dei lidi, vengono realizzate a difesa di queste strutture altissimi cumuli con profondi fossati che stravolgono in modo considerevole l’assetto naturale della spiaggia ed il paesaggio costiero”.
“Abbiamo già affrontato in precedenza la questione , evitiamo quindi di aggiungere altro in merito alla modificazione del profilo della spiaggia, ed alla modificazione del paesaggio costiero.
Ora chiediano:
– Se sono stati valutati gli effetti che nel tempo tali interventi realizzati su chilometri e chilometri di spiaggia producono, considerato che vengono compromessi ingenti quantitativi di sabbia che finiscono quasi subito in acqua;
– Se tali interventi sono legali e se sono stati regolarmente autorizzati dalle autorità competenti e tra gli altri dalla Soprintendenza di Cosenza considerati gli artt. 142 e 146 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio;
– Chi valuta se questi interventi non danneggiano le spiagge libere adiacenti o quelle in concessione che non fanno questa operazione”.
“Sarebbe forse il caso che l’argomento fosse oggetto di maggiore attenzione da parte del mondo scientifico, delle amministrazioni e, perché no, dei gestori degli stabilimenti balneari. Ogni soluzione dovrebbe avere lo scopo di tutelare un intero tratto di costa, edificata o meno, in concessione o libera, e avere piena compartecipazione di tutti i soggetti interessati”.