COSENZA :: 20/04/2022 :: Dopo due anni di assenza torna la giornata di mobilitazione nazionale “Legalità ci piace”, ideata da Confcommercio, il cui obiettivo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sui fenomeni illegali che colpiscono la vita delle imprese. Secondo la consueta indagine svolta dal centro studi di Confcommercio, l’usura, oltre ad essere percepita come il reato che registra il maggiore aumento, è anche un fenomeno che penalizza lo sviluppo delle imprese e frena la crescita. “Un dato preoccupante – ha commentato il presidente di Confcommercio Calabria, Klaus Algieri – soprattutto nel post pandemia, in cui le imprese sono fragili e vulnerabili a causa delle difficoltà che hanno dovuto sopportare in questi anni. Per contrastare questo fenomeno, e più in generale tutti i fenomeni illegali, è necessario un rafforzamento della collaborazione tra istituzioni, forze dell’ordine e realtà associative. Non dobbiamo lasciare soli in questa lotta gli imprenditori. Dobbiamo incoraggiarli a denunciare e supportarli nel post denuncia con tutele adeguate. Solo così riusciremo ad avere un’economia più sana e più forte”. In base a quanto emerge dall’indagine di Confcommercio su usura e fenomeni illegali, quasi il 12% delle imprese del terziario di mercato ha percepito nel 2021, sul piano nazionale, un peggioramento dei livelli di sicurezza. L’usura è il fenomeno criminale percepito in maggior aumento dal 27% degli imprenditori del terziario di mercato intervistati. Il trend è più marcato nelle grandi città e nel sud, dove l’usura è indicata in aumento dal 30% delle imprese. Il racket è in crescita per il 21% degli imprenditori intervistati. L’11% degli imprenditori che hanno partecipato all’indagine, sempre sul piano nazionale, ha affermato di avere avuto notizia diretta di episodi di usura o estorsione nella propria zona di attività. Il 17,7% degli stessi imprenditori, inoltre, è “molto preoccupato” per il rischio di esposizione ad usura e racket. Un timore che è più elevato nelle grandi città e nel sud. Di fronte all’usura e al racket, il 58,4% degli imprenditori intervistati ritiene che si dovrebbe denunciare, mentre il 33,6% dichiara che non saprebbe cosa fare e il 6,4% pensa di non poter fare nulla. Si tratta di dati, comunquem che sono più marcati nel sud. Nel Mezzogiorno e nelle isole le imprese del terziario di mercato che hanno percepito nel 2021 un peggioramento dei livelli di sicurezza sono il 16,6%, valore più elevato rispetto alla media nazionale, che é pari all’11,8%. L’usura è il fenomeno criminale percepito in maggiore crescita dal 30% degli imprenditori del terziario di mercato, dato superiore alla media nazionale, che é il 27%. ll racket è in crescita per il 22% delle imprese, con un punto in percentuale in più rispetto alla media nazionale, che é il 23%. In generale, nel Mezzogiorno l’andamento di tutti i fenomeni criminali rilevati risulta in maggior crescita rispetto alla media nazionale. L’8,3% degli imprenditori, inoltre, ha avuto notizia diretta di fenomeni di usura o di estorsione nella propria zona di attività. Un dato che risulta inferiore rispetto a quello nazionale, che é pari all’11%. La percentuale di imprenditori che si dicono “molto preoccupati” per il rischio di esposizione a fenomeni di usura e racket nella zona in cui operano è il 19,1%, dato superiore alla media nazionale, che é pari al 17,7%. Di fronte a fenomeni di usura e racket, il 66,7% delle imprese del Sud ritiene che si dovrebbe denunciare (valore superiore alla media nazionale, che é il 58,4%), mentre il 41% dichiara che non saprebbe cosa fare (dato più elevato rispetto alla media nazionale, pari al 33,6%). Il 20% delle imprese del sud e delle isole ritiene, inoltre, che nell’ultimo biennio la qualità della vita nei centri urbani sia peggiorata, mentre la media nazionale è il 19,9%. Quanto al degrado urbano, il 45,3% degli imprenditori del sud intervistati ritiene degradati i centri di piccole dimensioni (comuni con meno di 10 mila abitanti). Dato decisamente superiore rispetto a quello nazionale, che é il 27,9%. Rispetto ai centri più grandi, comuni cioè con più di 10 mila abitanti, il 54% delle imprese del sud considera degradate le periferie (il dato nazionale è il 47,1%), mentre il 33,3% giudica degradati i centri storici (dato nazionale 21,6%). Secondo le stime dell’Ufficio studi di Confcommercio, almeno 30 mila imprese del commercio, della ristorazione e della ricettività sono oggi ad elevato rischio di usura. L’illegalità costa alle imprese del commercio e dei pubblici esercizi, sempre sul piano nazionale, quasi 31 miliardi di euro e mette a rischio circa 200 mila posti di lavoro. La perdita annua in termini di fatturato e di valore aggiunto è pari al 6,3%. In dettaglio, l’abusivismo commerciale costa 8,7 miliardi di euro, l’abusivismo nella ristorazione 4,8 miliardi, la contraffazione 4,1 miliardi ed il taccheggio 4,3 miliardi. Gli altri costi della criminalità (ferimenti, assicurazioni, spese difensive) ammontano a 6 miliardi e i costi per la cyber criminalità a 2,8 miliardi.
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