fbpx

Condannato per l’omicidio di Nicholas Green, richiede la revisione del processo.

CATANZARO :: 01/10/2024 :: Francesco Mesiano, 51 anni, condannato in via definitiva a 20 anni di reclusione per l’omicidio del piccolo Nicholas Green, ha richiesto la revisione del processo che lo ha visto colpevole. Nicholas, un bambino statunitense di 7 anni, fu ucciso per errore durante un tentativo di rapina nel 1994, mentre viaggiava in auto con i genitori sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria.

Mesiano ha terminato di scontare la pena nel 2009, dopo che la Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro aveva ridotto la condanna all’ergastolo inflitta in primo grado. Tuttavia, attualmente si trova ancora in carcere, accusato di associazione per delinquere di stampo mafioso, nell’ambito dell’inchiesta “Maestradale-Carthago” condotta dalla DDA di Catanzaro.

È proprio dal carcere che Mesiano ha inviato una lettera all’ANSA, in occasione del trentesimo anniversario della morte di Nicholas Green, ribadendo, come ha sempre fatto, la sua innocenza rispetto all’omicidio del bambino.

“Nessuno avrebbe mai immaginato, me compreso, se non vivendo questa esperienza sulla propria pelle, che avrei dovuto trascorrere la mia giovinezza in prigione per un omicidio che non ho mai commesso”, scrive Mesiano nella lettera. “Sono passati trent’anni, e pensavo che, avendo scontato la mia condanna fino all’ultimo giorno, l’incubo fosse finito. Invece mi ritrovo ancora dietro le sbarre per un’altra accusa, ancora una volta infondata. Tutto ciò nonostante le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, veri o falsi che siano – nel mio caso falsi – che continuano a infangarmi per motivi che mi sfuggono”.

Mesiano, nella lettera, esprime la speranza che il processo per l’omicidio venga rivisto, affinché nessuna ombra di dubbio rimanga sulla sua innocenza. “Continuerò a lottare finché avrò respiro”, afferma, “affidandomi ai miei avvocati, Michelangelo Miceli e Francesco Calabrese, che credono in me e stanno ancora combattendo per la mia causa”.

Conclude esprimendo il desiderio che la giustizia riconosca la sua situazione, permettendogli di tornare a vivere una vita serena come persona libera, dedicata al lavoro, alla fede cristiana e al rispetto per gli altri.