I Polëcënellë Biellë di Alessandria del Carretto incantano Venezia al “Carnevale delle Tradizioni”.

ALESSANDRIA DEL CARRETTO :: 03/03/2025 :: Venezia ha accolto i Polëcënellë Biellë di Alessandria del Carretto (Cs), unica maschera antropologica della Calabria invitata a partecipare al prestigioso “Carnevale delle Tradizioni”. Questo evento, organizzato da Unpli e Fondazione Pro Loco Italia ETS in collaborazione con il Carnevale di Venezia, ha riunito maschere tradizionali provenienti da tutta Italia, creando un affascinante incontro tra culture e tradizioni secolari.

L’Associazione “I Polëcënellë” e la Pro Loco Borgo Autentico di Alessandria del Carretto hanno avuto l’onore di rappresentare la Calabria e il territorio del Pollino in una delle manifestazioni più prestigiose del panorama carnevalesco internazionale. Sfilando tra le calli e i campielli veneziani, i Belli hanno offerto al pubblico un’esperienza immersiva e suggestiva, portando con sé la loro aura mistica e il significato simbolico della loro maschera.

La figura dei Belli incarna l’apollineo, l’ideale di bellezza e perfezione. La loro presenza non è solo spettacolare, ma anche profondamente evocativa: il loro incedere e le loro danze creano un incantesimo tra la folla, proiettando gli spettatori in un mondo onirico e surreale. Un aspetto distintivo della maschera è la sua ereditarietà: un tempo, essa era tramandata all’interno di specifiche famiglie di Alessandria del Carretto, conferendo a chi la indossava un senso di orgoglio e riconoscimento all’interno della comunità.

Il costume dei Belli è complesso e ricco di simbolismo. Ogni dettaglio ha una storia: dal copricapo alla maschera lignea, fino allo “scriazzo”, un oggetto che permette alle maschere di interagire con il pubblico in modo enigmatico. Particolarmente significativo è il contributo degli emigrati, che negli anni hanno inviato oggetti e accessori per arricchire l’abbigliamento della maschera, testimoniando un legame indissolubile con la terra d’origine.

Il corteo dei Belli segue una precisa ritualità, con una struttura quasi militaresca. Guidati dalla figura del “gëgandé”, la maschera più alta e maestosa, i partecipanti si muovono in coppie, tenendosi per il mignolo e avanzando a passo ritmato, accompagnati dal suono della surdulina e dei campanacci. La loro danza, una tarantella posata e solenne, ha il compito di “risvegliare” la terra, mentre lo sfiorare degli astanti con il “scriazzo” sancisce una simbolica interazione tra il sacro e il profano.

Al calare della sera, il rituale si conclude con un momento carico di emozione: i Belli si rivelano al pubblico togliendosi la maschera lignea e iniziando le serenate di buon augurio alle famiglie che hanno contribuito alla loro vestizione. Un atto finale che suggella la continuità della tradizione e il profondo legame tra il passato e il presente.