Alto Tirreno Cosentino :: Un Rock periferico ma non isolato: gli Inschemical festeggiano due anni dal loro debutto.
ALTO TIRRENO COSENTINO :: 01/04/2020 :: “Non sapevo che Pau dei Negrita avesse cambiato band e soprattutto si fosse rincattivito! Paragoni a parte il brano nel suo stile funziona e musicalmente propone qualche cosa che in pochissimi si ricordano di fare: rock senza soluzioni modaiole per cercare di snaturarlo o farlo diventare altro”. Così All Music Italia recensiva “Affine al mio tempo”, il secondo singolo dell’album d’esordio della band tortorese che con la sua “creatura” condivide persino il nome: Inschemical.
Un nome, Inschemical, che è il risultato di tre parole: Insano-Schema-Calabria; loro stessi lo definiscono un acronimo più legato agli argomenti trattati nei testi delle loro canzoni che alle loro origini, ben saldate a ciascuno di loro indipendentemente dalla musica (da un’intervista su Ventonuovo). Era il primo aprile del 2018 quando gli Inschemical, lanciavano il loro primo album, anticipato già a marzo dal singolo “Un nuovo inizio”, che aveva occupato la posizione n.34 nella classifica Indi Music Like.
Enea Bruno, voce e chitarra, Vincenzo Mastrelia, basso, Giovanni Benvenuto, batteria, hanno portato sul palco questioni sociali e culturali, evidenziando con contorni ben precisi e delineati il ruolo che la loro musica vuole occupare nella società contemporanea; complici l’unione di desideri e le competenze.La collaborazione è stato il must del loro progetto; una sorta di “innamoramento” che li ha portati a creare il clima che contraddistingue la band, fatto di relazioni, condivisione, approfondimenti tematici, sperimentazione e libertà creativa.
Personalità complesse, attente ai particolari, come traspare dai loro pezzi; “raccontiamo quello che vedono i nostri occhi”, dichiarano durante un’intervista rilasciata a Deapress. Gli Inschemical cantano quelle verità che sanno di realtà, bella o brutta che sia, e che rendono liberi.
Liberi di raccontare il finale di una favola, seppur sbagliata, per sentirsi più vicini a se stessi e meno soli (La favola sbagliata); liberi di lasciarsi riscaldare il cuore da braccia sconosciute, quelle di un padre che spera in un nuovo inizio (Un nuovo inizio); liberi di andare controvento e sentirsi affini al proprio tempo (Affine al mio tempo); liberi di ricercare quella felicità che è reale solo se condivisa (La ricerca); liberi di compiere quei cento passi di sincera libertà, per avvicinarci alla nostra coscienza e per allontanarci dall’omertà (Controinformazione); liberi di uscire allo scoperto e di scoprirsi (La spirale senza fine); liberi di capovolgere il mondo, sfuggendo alla noia e all’autocontrollo (Allegoria di un giorno); liberi di decidere di non arrendersi a chi gli indicava una sola strada (Buio).
di Carla Sollazzo