Alto Tirreno :: Inutili e fuori luogo le critiche di Cirillo.
Gli ambientalisti calabresi se vogliono contare devono unirsi.
ALTO TIRRENO :: 11/06/2008 :: Le critiche partite da Cirillo a Diego Tommasi non hanno più senso se lo stesso considera che il maggior partito d’espressione ecologista è sparito. Le dichiarazioni contrarie attuali sono fuori luogo e parlare di acqua passata serve solo per continuare a dividere le ultime briciole di una coscienza verde sempre più votata a trasmutare e a trasformarsi in correnti di altri partiti.
Il movimento ambientalista per tornare in piazza e contare qualcosa deve unirsi e trovare compattezza e il tempo che è trascorso dalle ultime elezioni politiche dovrebbe servire più per riflettere sul percorso che gli ecologisti vorranno seguire, e meditare sugli errori fatti in seno alle proprie organizzazioni. E’ chiaro, prima di ogni cosa, che il ritiro delle deleghe a Tommasi da parte del governatore della Calabria, Loiero, sono da considerare come una conseguenza dello smacco subito dai Verdi alle ultime elezioni e questo non sarebbe avvenuto se gli ambientalisti avessero avuto, almeno, un rappresentante in Parlamento e nel consiglio regionale della Calabria. La logica dell’ esclusione di Tommasi dalla giunta regionale ha uno scopo politico chiaro ed è relativo ad un concetto molto ben definito in politica: il mantenimento dello status quo e i numeri. Loiero non è l’uomo dei cambiamenti e Cirillo sa che oggi si torna in piazza, in caso di mobilitazione contro il nucleare e contro tutti gli abomini dell’umanità, ma si torna senza entusiasmo e lacerati da odi intestini che non hanno senso e che non dovrebbero appartenere alle coscienze democratiche e federali dei Verdi. Questa situazione rende difficile ogni approccio con la coscienza civile e c’è il rischio che le associazioni ambientaliste restino isolate nella lotta stessa per la difesa del patrimonio ambientale, nei luoghi in cui sussistono i problemi. Sarebbe più opportuno, da parte di chi critica adesso, mettersi in gioco in un confronto aperto all’interno dei gruppi reduci della sconfitta e nella federazione dei Verdi, tentare di riunirsi, far valere la propria ragione dialettica e rifondare un movimento che ha fatto storia e che, comunque, ha dato, in tutti i termini, un contributo notevole alla crescita della società calabrese. Altrimenti non serve onorare con le parole i sacrifici di mobilitazioni storiche come quella di Costapisola a Scalea, perché anche quel valore di lotta rischia di cadere nell’oblio dei ricordi senza essere riconosciuto come esempio di civiltà dalle future generazioni. Ne serve trincerarsi in accuse e attacchi che non fanno altro che recidere le vene principali dell’azione ambientalista per il mezzogiorno e alimentare rotture che portano al suicidio stesso degli ideali. Non si può negare che senza Diego Tommasi in Giunta Regionale, molti ambientalisti si sentono negati della bandiera e non riconosciuta la forza e l’animosità di impegno dell’opera di avvicinamento ai temi ambientali da parte di numerosi gruppi e associazioni presenti nella regione, anche appartenenti a diverse realtà politiche, avvenuta grazie all’esperienza governativa regionale dei Verdi. Con la sua esclusione, Cirillo deve ammettere, che in fondo abbiamo perso tutti. Ma in questo momento storico gli ambientalisti di ogni provenienza devono meditare un unione in un solo corpo politico, se vogliono mantenere un identità ben distinta nel panorama politico nazionale e regionale, altrimenti rischiano di scomparire a causa della politica strategica adottata dai partiti che fanno la maggioranza come il PDL e il PD e destinati, per effetto di questa manovra di sistema guidata dall’alto da Veltroni e Berlusconi, o a integrarsi, o ad essere dispersi in voce solitarie di fondo, in immense vallate di problemi irrisolti. Quindi più che continuare a gridare al vento, bisogna pensare di risolvere la questione che divide gli animi e determinare un percorso chiave che diventi la strada giusta per il futuro dei Verdi, altrimenti le spinte verso il baratro delle incomprensioni porteranno solo a diventare sempre più vittime.
Il presidente dell’associazione “La Scossa” Antonio Pappaterra