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Ambiente: Tansi, “Discarica abbandonata Scalea bomba ecologica”.

SCALEA :: 17/02/2022 :: “Ho effettuato un sopralluogo nell’area della discarica abbandonata di Piano dell’Acqua a Scalea. Sono rimasto allibito nel vedere una discarica illegale, una bomba ecologica, realizzata all’inizio degli anni 2000 in un’area densamente abitata e vicinissima a coltivazioni agricole e aziende agrituristiche molto frequentate. Realizzata per volere di un politico del luogo, arrestato e condannato per reati gravi, e chiusa circa 15 anni fa per pesanti violazioni delle leggi ambientali, a seguito della denuncia di un comitato i cittadini capeggiato dal battagliero ambientalista Francesco Cirillo”. Lo afferma, in una nota, Carlo Tansi presidente del novimento civico Tesoro Calabria.

“Nella discarica – prosegue Tansi – sono stati interrati per anni i rifiuti di 15 comuni dell’alto Tirreno cosentino e dalla Campania e oggi può rappresentare la causa dell’elevata incidenza di tumori e leucemie nella popolazione di una vasta area dell’Alto Tirreno cosentino. La discarica è riconoscibile per la presenza di collinette di terreno modellate dalle ruspe durante il suo periodo di attività, realizzate dall’interramento di migliaia e migliaia di metri cubi e quindi tonnellate e tonnellate di rifiuti di provenienza molto dubbia. L’area in cui sorge la discarica si chiama Piano dell’acqua perché sotto quelle collinette si trovano delle sorgenti di acqua molto abbondanti. Questi rifiuti altamente tossici pertanto hanno interagito da oltre 20 anni e, nonostante la discarica sia stata dismessa, continuano a interagire con le sorgenti sottostanti, inquinando le falde acquifere. Falde che vengono usate per irrigare le coltivazioni di frutta e verdura vicinissime alla discarica e per dissetare gli animali degli allevamenti zona, i cui prodotti arrivano sulle tavole di molti abitanti dell’Alto Tirreno cosentino …. tutti agenti altamente tossici e cancerogeni che entrano nella nostra catena alimentare”.

“I liquidi che si formano per la decomposizione dei rifiuti della discarica, il cosiddetto ‘percolato’, vengono canalizzati nel torrente Tirelli – aggiunge ancora Tansi – che sorge proprio in prossimità della discarica e che attraversa a cielo aperto tutta la città di Scalea, inquinando altre ampie porzioni di territorio prima di sfociare a mare nei pressi della Torre Talao, dove determina anche l’inquinamento del mare dove d’estate fanno il bagno migliaia di turisti. In pochi anni in questa discarica hanno smaltito di tutto: molti abitanti del luogo hanno visto in piena notte camion, anche di targa straniera, scaricare velocemente chissà cosa nella discarica. Qualcuno ha anche ‘sussurrato’, senza esporsi in prima persona per timore di ritorsioni, che qui venivano smaltiti rifiuti tossici e fusti (radioattivi?) della camorra provenienti dalla Terra dei Fuochi in Campania. Noi del movimento civico Tesoro Calabria chiediamo al Comune di Scalea perché non sono stati utilizzati i 3 milioni (circa) stanziati nel 2017 per la bonifica di quest’area e che fine abbiano fatto questi soldi!!! Qualche funzionario dell’Arpacal avrebbe affermato che la bonifica non si può fare ‘per il gas formatosi nella discarica a seguito della decomposizione dei rifiuti, che potrebbe fuoriuscire durante la realizzazione dei carotaggi (sondaggi) necessari per l’esplorazione del sottosuolo, in quanto propedeutici al progetto di bonifica’. Niente di più falso. In tutte le discariche del mondo da bonificare c’è la presenza di gas la cui interferenza con i carotaggi viene risolta agevolmente con opportuni sistemi!!! Se le cose stessero come afferma l’Arpacal allora non si potrebbe bonificare nessuna discarica. Non è che con queste scuse si vuole bloccare la bonifica della discarica per evitare che i sondaggi possano mettere in luce con prove oggettive l’interramento di rifiuti tossici e radioattivi?”.

“Chiediamo al sindaco di Scalea – sostiene ancora Tansi – di fornirci tutti i documenti e i permessi che hanno consentito la realizzazione della discarica, lo smaltimento dei rifiuti all’interno di essa e i relativi permessi. Inoltre chiediamo al sindaco perché, a distanza di 5 anni, il comune non abbia ancora utilizzato quei 3 milioni di euro per la bonifica. Chiediamo accoratamente, inoltre, di avviare al più presto la bonifica scongiurare il rischio di inquinamento ambientale, e quindi tumori e morti, utilizzando quei preziosissimi fondi prima che ritornino indietro. A queste richieste, che verranno formalizzate al sindaco nei prossimi giorni tramite Pec, seguirà anche una denuncia alla Procura della Repubblica di Paola e alla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro.