BELVEDERE MARITTIMO :: 24/02/2025 :: “Il popolo di Dio scrive i migliori libri teologia perché essi risentono della sua genuinità”. Ed è con queste parole che esordisce don Gianfranco Belsito, parroco della comunità “Maria S.s del Rosario di Pompei” e autore del libro “ La pietà popolare come luogo teologico” presentato nella giornata di ieri, domenica 23 Febbraio, presso la chiesa del S.s Crocifisso.
Tra il pathos popolare e lo scrigno dei ricordi rievocati durante la proiezione di foto d’epoca prevista nell’evento, la comunità belvederese si è accostata con particolare interesse ad una maggiore conoscenza di ciò che costituisce buona parte della sua cultura, ossia i riti della Settimana Santa. E a questo ci ha pensato don Gianfranco Belsito in qualità di teologo e grande erudito che spinto dalla curiosità in merito ad un voto familiare fatto al sepolcro, ha scelto di scardinare tutto ciò che c’era da sapere riguardo il “folklore religioso”.
L’evento ha avuto inizio con l’eccellente moderazione di Francesco Cuda, figlio del capo dei “Fratilli” (Antonio) e testimone diretto della pietà popolare locale a cui sono seguiti i saluti dell’amministrazione comunale rappresentata dalla dott.ssa Raffaela Sansoni.
A prendere la parola anche il parroco della comunità di “Santa Maria del Popolo e Santi Giacomo e Nicola”, don Francesco Maria Castelluzzo che ha sottolineato come quella di Don Gianfranco fosse “una sfida per coloro che amano scrutare di più nel passato” e l’importanza del riuscire a cogliere il senso della pietà popolare, evitando la passività nel modo di viverla.
Il testo di Belsito non si limita a catturare un’interesse di natura storico analitica, ma anche a promuovere quel linguaggio che, seppur lontano dai contesti culturalmente altolocati, arrivano al cuore del popolo, “scrivendo la teologia” ed “evangelizzando a piedi nudi, nella visione più adamitica dell’uomo”.
Uno scritto ricco ma non eccessivamente impegnativo che svela accuratamente il cuore della teologia celata nella pietà popolare con particolare richiamo ai tre dei fenomeni religiosi più esemplificativi del territorio tra cui la festa di San Ciriaco a Buonvicino, il culto dei Sepolcri a Roggiano Gravina e la processione del Giovedì e del Venerdì Santo a Belvedere Marittimo.
Nell’impostare tali studi, viene in soccorso l’ interdisciplinarità che garantisce una conoscenza a 36o gradi dei fenomeni esaminati. Primo tra tutti, così come sostenuto da Belsito, è l’antropologia grazie alla quale si viene in pieno contatto con i testimoni diretti, le fonti primarie a cui dover attingere per dimostrare la veridicità dei propri studi e ai quali deve esser posto il quesito del modo in cui essi vivono la tradizione.
A giocare un ruolo essenziale nei riti popolari è di certo anche la drammatizzazione, quella forma di teatralità genuina ma altrettanto forte che rende chi è coinvolto personaggio, così come un commediante in lista a seguito del frontespizio di un dramma o di un’opera lirica. Nel caso specifico della Settimana Santa, “la statua dell’Ecce Homo è il dolore dell’uomo calabrese che genera commozione, un’orchestra di pianto per rappresentare il dolore del mondo.”
“La teologia nasce dalla condivisione del popolo di Dio”- conclude Belsito. “Il nostro atteggiamento di studiosi è quello di farsi umile nello studiare la fede del popolo e divenirne alunni. Il linguaggio contadino non conosce il linguaggio forbito della teologia , ovvero della Risurrezione. Sta allo studioso saper leggere in quelle parole il significato teologico.”
Degno di nota è anche il riferimento all’arte culinaria e come questa possa trasformare gli alimenti più semplici in una pagina di Vangelo. In particolare, Belsito ricorda la “pizzatola”, un dolce tipicamente pasquale e figlio della cultura arbresche, legato alla festa di San Lazzaro (che si svolge il Sabato antecedente alla Domenica delle Palme); lo studioso infatti, fa notare la particolarità della forma, simile ad una mummia, che altro non può che ricondurre alla risurrezione di Lazzaro.
Durante l’evento, una piccola rappresentanza del coro animatore della Settimana Santa, ha eseguito alcuni dei canti più celebri del repertorio popolare belvederese tra cui “O fieri flagelli”, “Di mille colpe reo”, “Mio barbaro cuore” e “Ai tuoi piedi”.