Catanzaro :: No! Alle liste bloccate per riformare la legge elettorale regionale della Calabria.
CATANZARO :: 14/02/2011 :: Sul settimanale Panorama di questa settimana Giuseppe Scopelliti, Presidente della Giunta regionale della Calabria, annuncia di voler proporre la riforma della legge elettorale eliminando le preferenze e introducendo il sistema delle liste bloccate. La riforma rientrerebbe nella strategia di contrasto alla ‘ndrangheta e a suo avviso con le liste bloccate le segreterie dei partiti si darebbero un maggior senso di responsabilità perché candiderebbero solo persone pulite e poco interessate a fare accordi con la criminalità nella rincorsa al consenso ad ogni costo.
Poi, sempre secondo il pensiero del Presidente Scopelliti, fra un paio di legislature si potrebbe tornare al sistema delle preferenze. I Radicali esprimono tutta la loro contrarietà verso le liste bloccate pur anche temporaneamente perché queste rappresentano la più alta espressione di un sistema politico chiuso ed escludente, non democratico e rispondente soltanto alle esigenze dei partiti. Non è sano il principio secondo cui poche persone, e cioè le segreterie dei partiti, debbano scegliere i consiglieri che sarebbero chiamati a rappresentare i calabresi in Consiglio. Questa scelta, inoltre, non darebbe alcuna garanzia quale sistema efficace di contrasto alle infiltrazioni della ‘ndrangheta sui processi elettorali, poiché proprio la corruzione di pochi, o addirittura di una sola persona, lascia lo spazio sufficiente per inserire chi ha fatto patti inconfessabili. La proposta Radicale di riforma del sistema elettorale regionale è nota da qualche tempo e si basa sulla divisione del corpo elettorale in trenta collegi uninominali che esprimerebbero con voto maggioritario e a turno unico un consigliere regionale per collegio (potrebbe essere interessante introdurre pure un sistema di primarie, ma opportunamente regolato dalla Legge per evitare i deludenti esperimenti degli ultimi anni). Il vero problema delle infiltrazioni mafiose nella politica regionale nasce dal sistema attuale non per la preferenza che l’elettore può esprimere, ma dall’estensione del collegio elettorale che è su base provinciale. In questo modo le cosche fanno valere il loro maggiore punto di forza e cioè la presenza omogenea sul territorio regionale che pur rappresentando in numeri assoluti una minoranza in termini di voti che possono controllare, facendoli confluire su un unico candidato ha l’effetto della quasi certezza dell’elezione della persona scelta. Con il sistema del collegio uninominale a turno unico l’ambito elettorale è molto più piccolo, abbraccerebbe circa 40.000 elettori su un’estensione territoriale modesta e quindi il peso elettorale delle cosche mafiose sarebbe notevolmente depotenziato. Con il collegio uninominale a turno unico le segreterie dei partiti avrebbero davvero sulle loro spalle il peso della responsabilità di scegliere o portare alle primarie, i migliori candidati possibili, a pena di perdere le elezioni. Fra l’altro i candidati dovranno essere legati strettamente al territorio del collegio a beneficio della rappresentanza territoriale in Consiglio che con il sistema attuale produce uno sbilanciamento a favore dei grandi centri urbani a scapito di larghissime zone territoriali che non trovano rappresentanza. La nostra proposta, fra l’altro, porta il numero dei Consiglieri da cinquanta a trenta, riducendo notevolmente i costi dell’organo consiliare, mantenendone la sua piena efficacia. Su due cose siamo d’accordo con il Presidente Scopelliti: la necessità di cambiare la legge elettorale regionale e la necessità di trovare un sistema che contrasti efficacemente il condizionamento della ‘ndrangheta sul voto. Le proposte adesso sono due, quindi si dia inizio alla discussione.