Cetraro :: Nave veleni: i Verdi attaccano il Pdl e difendono l'Assessore Greco.
Il fantomatico Pdl di Cetraro, tramite manifesti murali e dichiarazioni rese alla stampa, nell’accusare strumentalmente magistrati in cerca di riflettori utili per rapide carriere, politici senza scrupoli e gli ambientalisti ormai caduti nel dimenticatoio, sosteneva che il Governo Berlusconi, al contrario degli altri, aveva operato con serietà e professionalità. Vorremmo capire di quale serietà e di quale professionalità parlano i signori del Pdl di Cetraro (partito inesistente e rappresentato in Consiglio Comunale dall’ex Sindaco Ciro Visca) ???
Questo Governo non ha fatto altro che alimentare il panico perché, al di là dei dati forniti durante la conferenza stampa dal Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo e dal Procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso, nulla ha detto circa gli aspetti “poco chiari” riguardanti la ormai nota vicenda che, già negli anni scorsi, aveva varcato i confini nazionali ed era approdata alla corte del Governo Berlusconi (Ministri dell’Ambiente, della Salute, dell’Interno, della Giustizia, degli Affari Esteri e delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali) tramite la presentazione di diversi atti di Sindacato Ispettivo del Gruppo Parlamentare dei Verdi (vds. Interrogazioni iniziate il 14/05/2005 e conclusesi il 19/12/2007) alle quali non è mai stata data risposta, ad eccezione, di una sola e poco rassicurante dell’allora Ministro dell’Ambiente Altero Matteoli (25/07/2005) che evidenziava una certa “latitanza” del Governo sulla delicata ed inquietante vicenda. In particolare il Ministro Matteoli per quanto concerneva il paventato affondamento di naviglio con a bordo rifiuti radioattivi faceva presente che erano “state effettuate delle ricerche nei nostri mari nel 1997 che non avevano sortito alcun esito demandando per il resto ai vari organi giudiziari che seguono ormai da tempo e, alla Commissione Bicamerale di inchiesta sul ciclo dei rifiuti ogni iniziativa in merito” senza entrare nella circostanza sollevata in riferimento all’affondamento di navi a largo di Maratea, Genzano e Cetraro e senza predisporre alcun intervento mirato a riscontrare, per quanto possibile, le gravi dichiarazioni rese dal pentito Francesco Fonti, riguardanti oltre alla malavita organizzata anche personaggi di spicco della politica e dello Stato italiano.
Quello che non ci convince e che allo stesso tempo ci stupisce è il comportamento della Marina Militare Italiana che, in più occasioni e precisamente prima al Pm Greco e poi al Pm Giordano, con atti ufficiali esistenti nel fascicolo nr. 1894/05 R.G.N.R.
Mod. 21 poi trasmesso alla DDA di Catanzaro, che nelle acque antistanti Cetraro non vi era alcun relitto affondato né prima né dopo i conflitti bellici mondiali e che la presenza di questo relitto (quello della presunta Cunsky) fosse estraneo al fondale fino al 1992 e che solo dopo il 1993 compariva come “relitto non pericoloso con battente d’acqua sconosciuto”. Poi sosteneva che il relitto trovato dalla Procura di Paola era quello della “Federico” una nave da guerra silurata il 28/07/1941 dal sommergibile britannico Utmost nella zona di Diamante ed infine imponeva il segreto militare di stato ex R.D. nr. 1161/1941 alle operazioni di ricerca nel sito indicato dal pentito. Un particolare strumento utilizzato nel corso degli anni, per ostacolare e rallentare le indagini su vicende che avevano a che fare con i militari e le informazioni per la sicurezza nazionale e quindi i servizi segreti ed usato come alibi dagli inquirenti per giustificare la pochezza dei risultati investigativi raggiunti.
Il relitto rinvenuto dalla Procura di Paola in collaborazione alla Regione Calabria a largo di Cetraro risulta essere lungo dai 110 a 120 metri e largo 20 mentre il piroscafo “Catania” silurato nel 1917 dai tedeschi con l’U-boat 64 era lungo 95,8 metri e largo 13 ed il Ministro Prestigiacomo nella conferenza stampa parla di 103 metri di lunghezza della nave a vapore che nel 1911 venne utilizzata per trasportare le truppe dei militari per la guerra italo – turca in Libia. E neanche le coordinate del punto esatto in cui si trova il relitto sono corrette poiché il piroscafo “Catania” risulta affondato a largo di Belvedere Marittimo a 15 miglia dalla costa (latitudine 39 gradi, 32 primi Nord e longitudine 15 gradi e 42 primi est) ed invece il relitto a largo di Cetraro sarebbe a 11,8 miglia dalla costa (latitudine 39 gradi, 28 primi Nord e longitudine 15 gradi e 41 primi est).
Inoltre ci viene detto che il Rov della Mare Oceano avrebbe ispezionato tutto, finanche le stive ed i bagni del relitto, mentre il Dott. Ezio Amato, Capo del Servizio Emergenze in Mare dell’Ispra, afferma che “ ….abbiamo calato il Rov, il robot con una telecamera per esplorare, metro per metro, l’ambiente attorno alla nave, …….. non saremo in grado però di insinuare la telecamera nelle stive. Il macchinario, per quanto prezioso e sofisticato, non è in grado di effettuare operazioni così minuziose”.
Quindi chi è che dice la verità ?? E la questione delle “cime nuove” adagiate sulla chiglia ?? E i metalli pesanti rinvenuti (arsenico, cobalto, alluminio e cromo) che hanno portato al divieto di pesca a strascico da parte dell’Autorità Marittima di Cetraro il 18/04/2007 a seguito dei campionamenti predisposti dalla Procura di Paola ad una profondità compresa tra i 370 metri ed i 450 metri nelle acque di Cetraro e Belvedere Marittimo e che ora è stato, misteriosamente, revocato senza ulteriori analisi ??
Come mai in questi anni e durante queste settimane nessuno ha parlato della Catania ?? Com’è possibile che questo residuato bellico non era segnalato nelle carte nautiche e che la Marina Militare Italiana per una semplice nave passeggeri oppose il segreto militare di stato ??
Noi invece di parlare di “allarmismo ingiustificato” pensiamo che in realtà molte cose debbano essere ancora verificate e chiarite e le complicità sono da ricercare anche a Roma. L’Assessore Regionale all’Ambiente Silvio Greco il 14 maggio scorso scrisse al Ministero dell’Ambiente chiedendo di verificare insieme la notizia del relitto e nessuno si è degnato di rispondere ed ora, la colpa dell’allarmismo, sarebbe di questo Amministratore ??
Crediamo che l’Assessore Greco abbia lavorato bene e gli diamo atto di aver portato alla luce, per quanto possibile, una vicenda che i suoi predecessori hanno completamente ignorato e che ha ignorato il Governo Berlusconi sin dal 2005 ovvero da quando il Gruppo Parlamentare dei Verdi rivolgeva con vari atti di Sindacato Ispettivo richieste di delucidazioni in merito a quanto sostenuto dall’ex malavitoso Francesco Fonti nel memoriale pubblicato dall’Espresso.
Ad ogni modo, bene avrebbe fatto il Pdl di Cetraro ad elogiare il lavoro svolto dalla Regione Calabria per la tutela dell’ecosistema marino e della salute pubblica in generale ma, neanche questa volta, ha perso l’occasione per fomentare accuse ridicole ed assurde contro magistrati inquirenti seri, contro politici che hanno messo la loro esperienza e le loro competenze al servizio dei calabresi e contro di noi ambientalisti definiti “caduti nel dimenticatoio”.
Noi di quello che facciamo non dobbiam mica dar conto al Pdl ma bensì a coloro i quali, negli anni, ci hanno sempre onorato del loro sostegno e del loro voto.
Noi abbiamo tutti i titoli e le qualità per parlare di questi argomenti e non lo facciamo in stato di emergenza per metterci in mostra e cercare di racimolare qualche voto. Le nostre azioni sono chiare e trasparenti e sui problemi seri, come i rifiuti tossici all’ex emiliana tessile lasciati dallo stilista Marani, abbiamo lavorato da soli ottenendo la rimozione e lo smaltimento degli stessi ad opera dei responsabili e non della collettività come spesso accade nonché la condanna penale dello stesso decretata dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Paola che, arrivata sul tavolo del Giudice Dibattimentale, a causa del lungo tempo trascorso, è stata dichiarata estinta per prescrizione.
Chiediamo al Governo ed all’Autorità Giudiziaria di fare piena luce su questa losca vicenda sperando che ci forniscano risposte chiare ed esaustive e che, in seguito, si proceda contro il Fonti per calunnia ai danni di Muto che lo ha querelato e degli altri accusati.
Perché chiudere il caso ??? Se è vero che Muto non conosce il Fonti e che non ha commesso questi gravi delitti (ed io personalmente non credo questo !) il suo accusatore cioè il Sig. Fonti deve essere rinviato a giudizio e condannato.
La legge deve essere uguale per tutti. Anche per i collaboratori di giustizia quando dicono cavolate !
Ma se il caso è chiuso finirà tutto a “taralluzzi e vino” come si dice qui in Calabria.
Emilio QUINTIERI
già Consigliere Nazionale dei Vas
Dirigente Responsabile Verdi Cetraro