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Crotone :: Il figlio di un mafioso, ucciso in un agguato.

CROTONE :: 11/06/2008 ::  “Luca M. sei nel nostro cuore. W Luca Megna”. Così si celebra, come un eroe, il figlio del boss Domenico Megna, sui muri della frazione Papanice, a Crotone. All’ingresso del quartiere periferico, lungo la strada, fa bella mostra di sé questa scritta, graffita da qualche solito ignoto, con la vernice rossa. Un sinistro benvenuto per chi giunge fin qui e che mette in guardia. Luca Megna, 37 anni, è stato ucciso lo scorso 23 marzo, in un agguato mafioso che fece rumore.

Nel colpo che costò la vita al figlio del boss, come si ricorderà, rimase gravemente ferita anche la piccola bimba di cinque anni, figlia di Luca . Dopo due giorni, in risposta all’omicidio di Luca Megna, venne freddato, sempre a Papanice, Giuseppe Cavallo, 27 anni. La frazione Papanice, simbolo della mattanza tra due cosche rivali spietate, la cui ferocia non risparmia nemmeno i bambini, salì agli onori della cronaca. Ma da queste parti chi muore per ‘ndrangheta muore da eroe. A dirlo non sono le persone. Parlano i muri. “W Luca Megna. Luca M. sei nel nostro cuore”. Il prezzo per l’immortalità a Papanice si misura così. Luca Megna non era di certo un santo. Poco prima di essere ammazzato sarebbe dovuto comparire, davanti al Tribunale penale di Crotone, nell’ambito del processo Tramontana come imputato.Un procedimento nell'ambito del quale gli veniva contestato un duplice tentato omicidio di due agenti di polizia penitenziaria, essendo stato prosciolto in sede di udienza preliminare dall'accusa di associazione mafiosa. Secondo la ricostruzione del pm Antimafia Pierpaolo Bruni, Megna sarebbe stato il mandante di un agguato commesso nel giugno '93, sulla statale 107, dove l'auto su cui viaggiavano i due agenti fu crivellata da sette colpi di pistola sparati da un commando, anche se le vittime predestinate rimasero illese. Il duplice tentato omicidio, sempre secondo l'accusa, sarebbe maturato in seguito a un litigio in carcere. Sorvegliato speciale, Megna in passato girava con un'auto Ferrari o un'auto Lancia 'Thema' blindata e gestiva un pub a Papanice; beni tutti sequestrati nell'aprile 2006 e confiscati nelle settimane scorse. Ma dal processo forse più 'importante' nel quale è stato implicato, quello scaturito dall'operazione Eclissi, condotta nel luglio '95 contro le cosche del Crotonese, Megna uscì fuori con l'assoluzione, tant'è che ha ottenuto anche un risarcimento di 90.000 euro per l'ingiusta detenzione protrattasi per due anni. La conferma in Appello risale al luglio 2005. Mentre nell'aprile 2004 la Corte d'assise d'appello di Catanzaro, dopo un rimpallo dalla Cassazione, assolse Megna anche dall'omicidio di Giovanni Amodeo, commesso a Crotone il 26 giugno del '91, un delitto del quale, sempre nell'ambito dell'inchiesta Eclissi, era imputato pure il padre Domenico. Il “sacrificio” di Luca Megna, reggente dell’omonima cosca, in quanto il padre Domenico, presunto boss è attualmente in carcere, qui, però, è sinonimo di onore e di gloria. Qualcuno condannerà queste scritte, prendendone le distanze. Altri diranno che si tratta della solita bravata di qualche “ragazzaccio” di periferia. Ma le parole su quel muro pesano. Per chiunque passi per questa strada desolata di campagna hanno un solo significato. Quel senso che blocca lo sviluppo della Calabria e sul quale è impossibile costruire qualsiasi cosa.  

(com.unica/ Patrizia Pagliuso)