E allora musica? di Enrico Esposito
di Enrico Esposito
Restare a casa, leggere un libro ascoltare buona musica. Sono i consigli, ma anche le direttive di questi giorni di aggressione del nuovo Coronavirus. Qualcuno trova irriverente ascoltar musica o fare musica dai balconi mentre la gente muore, senza il conforto di nessuno. Forse è irriverente, ma non si può negare che potrebbe essere il punto da cui ripartire, ascoltare una buona musica, pensando soprattutto a quello che ne sarà dopo del mondo, quando il virus sarà debellato. Sulla stampa, nelle tv, sui social altro non si fa che auspicare il ritorno prima possibile alla normalità. Speriamo che non accada, se ritornare alla normalità significa riprendere a fare le cose che abbiamo sempre fatto, a commettere gli stessi errori, a perpetrare gli stessi crimini contro l’umanità e contro l’ambiente. Ci sarà invece la necessità di costruire un mondo nuovo. E la musica che c’entra? Forse c’entra. Ascoltare la nona sinfonia di Dvorak non sarebbe una cattiva idea. Non per caso s’intitola Dal nuovo mondo. E il secondo movimento, definito largo, veramente induce ad allargare lo sguardo e spingerlo oltre gli angusti limiti in cui il dannato virus ci costringe a vivere, chissà per quanto tempo ancora. Il compositore cecoslovacco si trovava in America, quando nel 1893, auspicava per il suo paese e per l’Europa un nuovo corso, una vita nuova appunto. E lo ispirava un spiritual negro di Willis, destinato a diventare celebre in tutto il mondo, Swing low, sweet chariot… Se ritorneremo a vivere come prima, daremo prova di non aver compreso la lezione che da questa pandemia deriva: il vecchio modo di vivere, all’insegna dell’allegria antiecologica e della spensieratezza tecnologica deve lasciare spazio ad un modo nuovo di stare al mondo. Solo in pochi lo dicono, sia pure a denti stretti, rispondendo alla domanda: perché in Cina e in Italia in alcune ragioni? Di certo l’inquinamento industriale e l’aggressione all’ambiente sono i fattori che facilitano la diffusione di malattie di ogni tipo. Negarlo non serva a niente. Prenderne atto ci aiuta ad evitare pericolose ricadute nel consueto lasciar andare, dove tutto è consentito e niente è controllato.