Rende :: Intelligence, Luigi Varratta al Master dell’Università della Calabria: “Intelligence fondamentale per il Prefetto che rappresenta la continuità dello Stato”.
RENDE :: 05/04/2019 :: “L’intelligence oggi riveste un ruolo centrale nella tutela dei cittadini, delle imprese, delle istituzioni e dello Stato, il cui cuore è rappresentato dal Ministero dell’Interno”.
Cosi il Capo del Personale del Viminale Luigi Varratta al Master in Intelligence dell’Università della Calabria. Il Prefetto è stato salutato dal Rettore dell’Università della Calabria Gino Mirocle Crisci. Per Varratta “l’intelligence è un metodo basato sulla conoscenza preventiva, che per il Prefetto diventa indispensabile per compiere scelte efficaci“. La funzione dell’intelligence per il Prefetto è di grande attualità perché affronta tematiche sempre più complesse che vanno dalla tutela della sicurezza alla lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata, dalla gestione del fenomeno migratorio alla garanzia dei diritti civili e sociali e al corretto funzionamento delle autonomie locali. Varratta ha quindi sinteticamente illustrato l’evoluzione della figura del Prefetto che nasce durante il regime napoleonico e si consolida con l’Unità d’Italia, attraverso la legge sull’amministrazione comunale e provinciale del 1865 che per alcuni compiti resta ancora attuale. In tale evoluzione sono rimaste costanti tre qualità del Prefetto: il senso dello Stato, la conoscenza del territorio con l’attitudine all’ascolto, la capacità di saper cogliere il cambiamento. L’assunzione di maggiore responsabilità e il rafforzamento dell’attività di mediazione e garanzia di diritti – per Varratta – hanno inciso sul ruolo del Prefetto trasformandolo da autorità imposta dall’organizzazione dello Stato ad autorità riconosciuta dalla comunità per via della legittimazione operativa. La sua attività conoscitiva è orientata in due direzioni sia verso il governo che verso il territorio, superando anche il perimetro operativo del formalismo giuridico. In questo modo, il Prefetto diventa un termometro sensibile del territorio capace di dare risposte ai problemi in una cornice di coesione sociale e istituzionale, di cui ne è promotore. Ha poi sostenuto che “l’intelligence prefettizia si caratterizza per essere soprattutto un’ intelligence generale e di coordinamento che si sostanzia in una attività di sintesi delle diverse informazioni di cui si viene a conoscenza da varie fonti, ufficiali e informali. Il Prefetto è l’unica autorità che sul territorio provinciale può attingere a diverse fonti, per conoscere e interpretare il territorio in tutte le sue dinamiche istituzionali, sociali ed economiche. La capacità di ascolto dei protagonisti del territorio non è solo ricettiva ma deve comprendere anche l’attività di elaborazione e valutazione dei fatti. In tale contesto, oltre ad una rigorosa verifica delle informazioni acquisite e ad una accorta comparazione tra le varie fonti, è importante non avere schemi mentali o posizioni precostituite che possano inquinare le decisioni. Le prefetture – ha proseguito – vengono investite sempre di più da necessità informative che richiedono duttilità organizzativa; a riguardo ha citato le esperienze del Comitato per l’Euro, del Millennium Bug e degli Osservatori per il credito istituiti dopo il 2008. Varratta ha poi ricordato i principali organismi di consulenza per l’attività d’intelligence presenti in prefettura. Il più importante è il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, preposto ad analisi e valutazioni sulle politiche di sicurezza e del quale fanno parte il Questore, i Comandanti provinciali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza e i Sindaci. Si tratta di una sede privilegiata per lo scambio di informazioni ed elementi utili sulla situazione del territorio e sulla qualità della convivenza civile nella provincia. Il secondo organismo di consulenza è rappresentato dalla Conferenza Permanente composta da tutte le autorità pubbliche provinciali dove viene potenziata l’analisi degli aspetti sociali, politici, economici e ambientali della provincia. Ha citato inoltre i consigli territoriali per l’immigrazione preposti al monitoraggio della presenza dei cittadini stranieri e all’esame e risoluzione dei problemi che ne derivano. Altro settore d’interesse – ha proseguito Varratta – è quello della Protezione Civile, soprattutto in presenza di un fenomeno emergenziale. In tale contesto l’acquisizione e la circolarità delle informazioni rivestono carattere cruciale in quanto devono svolgersi in tempi rapidissimi con effetti decisionali di grande rilevanza per la tutela della collettività. Infine, Varratta ha citato la relazione periodica sullo stato delle province inviata dal Prefetto al Ministero dell’Interno. Tale strumento contiene un quadro di dettaglio di tutto quello che accade in provincia. Ha riassunto quindi la lezione il Direttore del Master Mario Caligiuri che ha richiamato come la funzione del Prefetto sia di grande importanza e di urgente attualità per fronteggiare la crisi dell’efficienza della democrazia e della incerta selezione delle sue élite. E questo in un contesto di spinte disgregatrici dello Stato, accentuate dalla globalizzazione sia verso l’alto, come nel caso dell’Unione Europea, e sia verso il basso, come nel caso delle nostre regioni, in base al titolo V della Costituzione del quale si richiede adesso un’ulteriore accentuazione. Il Prefetto – per Caligiuri – sostanzia la credibilità delle istituzioni, rappresentando una delle funzioni più significative del deep state, che è anche il luogo operativo dell’intelligence e che rappresenta la continuità e la stabilità del sistema statuale e sociale. In questo quadro, il Prefetto comprende i cambiamenti sociali e tutela l’interesse nazionale; fa fronte al disagio sociale supplendo e sostenendo le istituzioni politiche; assicura la funzionalità di comuni e aziende sanitarie in difficoltà; conferisce sostanza al patto sociale tra Stato e Cittadini. Infine Caligiuri ha evidenziato il crescente disagio sociale, ricordando la riflessione di Giulio Azzolini nel volume “Dopo le classi dirigenti”: “Alla lunga il problema non sarà stabilire chi, o come, di volta in volta, debba comandare, ma chiedersi se, e in tale caso come mai, qualcuno sarà ancora disposto ad obbedire”.