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Lo Snodo :: Non è libera una stampa asservita.

di Enrico Esposito

LO SNODO :: 03/10/2009 :: Manifestare per la libertà di stampa in Italia? Perché no? Ma, si dice da qualche parte, non c’è un reale pericolo per stampare in piena libertà nel Belpaese. Anche se così fosse, e così purtroppo non è, non si farebbe mai abbastanza per pretendere un’ulteriore espansione del diritto democratico ad un’informazione libera, decondizionata, non asservita, non genuflessa. Oggi si manifesta contro le pretese del potere politico di limitare l’autonomia dei giornalisti.

Non c’è bisogno di aggiungere altro alle tante cose dette in questi giorni, all’allarme lanciato dalla federazione della stampa, dagli intellettuali e dai semplici cittadini che in centinaia di migliaia sottoscrivono l’appello lanciato da “la Repubblica” contro gli attacchi e le offese al mondo della carta stampata, della televisione e ai media in generale. Ma un’osservazione oggi, proprio mentre la manifestazione è in corso a Roma, va fatta, e va rivolta principalmente ai giornalisti. Non prima di aver fatto un parallelo storico. Mussolini, all’apice del suo potere, emanò delle direttive cogenti alla stampa: mai parlare male del Duce, mai dire che il capo del governo non gode di buona salute, dire invece tutto il male possibile di Francia e Inghilterra e sottoporre ogni scritto e ogni articolo alla censura preventiva del regime. Ma eravamo governati da una dittatura. Oggi che la dittatura non c’è più è sconfortante e penoso vedere quanti giornalisti, senza alcuna costrizione che li giustifichi, smaniano per compiacere i potenti di turno, con articoli parenetici, interviste inginocchiate, monologhi del capo del governo senza alcuna interruzione, giustificazioni gratuite di ogni malefatta dei governanti. Nessuno li costringe, eppure lo fanno. Non tanto e non solo su organi di stampa dichiaratamente asserviti al potere, ma anche su giornali che si presentano ai lettori come organi d’informazione indipendenti. Una vocazione al servilismo a quanto pare irrefrenabile. Invocata addirittura proprio in nome della libertà di stampa: che male c’è ad avere un padrone? E ci si dimentica che la notizia non è delle’editore né del giornalista, ma de del lettore e del cittadino, che pagano per avere informazioni senza il sospetto che possano essere state preventivamente selezionate, manipolate e addomesticate. E’, deve essere, il cittadino- lettore l’unico padrone del giornale e di chi ci scrive.  La responsabilità dei giornalisti è allora il primo presupposto della libertà di stampa. Una libertà che nessuno ti regala, se non sei prima di tu, giornalista, a pretenderla, a difenderla e quindi meritarla. C’è un ordine professionale a tutela di tutto questo, ma che sta facendo da qualche tempo a questa parte? Si parla di abolirlo. Non sarebbe un danno. Ma resterebbero pur sempre delle norme etico-professionali che non c’è nemmeno bisogno di scrivere. Dovrebbero far parte del codice genetico di ciascun giornalista. Appunto, dovrebbero e in vece…