Orsomarso :: Pappaterra: la proposta di secessione dalla Calabria per la Basilicata potrebbe non servire a niente.
ORSOMARSO :: 12/01/2014 :: Antonio Pappaterra: il tirreno cosentino soffre carenze di servizio pubblico, ma le responsabilità sono additabili alla nostra apatia, alla mancanza di una cittadinanza attiva e agli effetti di una disgregazione politico – comprensoriale storica. Uscire dalla Calabria per entrare a far parte dello statuto ordinario della Regione Basilicata potrebbe non servire a niente dal punto di vista prospettico e per raggiungere un miglioramento dei servizi pubblici carenti nella zona dell’alto tirrenico cosentino, ma anche dell’alto ionio.
Chi sostiene la tesi di annessione alla regione Basilicata probabilmente guarda solo agli effetti a breve termine che il cambio amministrativo genera,ma sottovaluta, per un semplice cambio di stemma, la carenza di politiche di coesione e di sviluppo durevole dell’area geografica del golfo di Policastro nell’ottica del lungo periodo, andando semplicemente a strumentalizzare la coscienza collettiva dei cittadini che lamentano carenza di infrastrutture evidenti come viabilità, trasporti e servizi come sanità e assistenza sociale che verrebbero assorbiti dal bilancio regionale della Regione Basilicata, in cui attualmente sembrano funzionare meglio.
Sicuramente una proposta del genere da sfogo a coloro che denunciano l’aumento della migrazione sanitaria dalla Calabria e quindi di famiglie e fondi, soprattutto della nostra area verso le regioni confinanti, ma facendo due conti in prospettiva e guardando verso orizzonti più lunghi dei prossimi 2 anni, bisognerebbe domandarsi, anche a cose costituzionalmente fatte, di che cosa vive e vivrà un giovane di Maratea, di Metaponto e di Praia a Mare, di S. Nicola Arcella e Scalea nei prossimi 20 anni. Questa è la vera domanda che ogni cittadino residente, non dico in Calabria e in Basilicata, ma nel Golfo di Policastro, dovrebbe chiedersi, perché altrimenti si rischia solo di fare disoccupati residenti in Basilicata per chi abiterà a Tortora e disoccupati residenti in Calabria per chi abita ad Orsomarso.
Una volta per tutte dobbiamo aprire gli occhi al vero problema che attanaglia le nostre aree che oltre alla mancanza di lavoro e di sviluppo sostenibile e durevole è rappresentato dalle funzioni sociali delegate dallo Stato alle autonomie locali e dalle funzioni che lo stesso, come l’amministrazione della Giustizia, dovrebbe garantire nei territori: continuando con la politica dei tagli e del decentramento fittizio perpetrato dal governo centrale a danno delle regioni e dei comuni meridionali, con l’effettivo abbattimento della produttività del mezzogiorno ed il taglio delle risorse pubbliche con l’erosione di quelle private, la crisi economica dettata ad arte, la conseguente emigrazione di giovani e meno giovani e quindi la perdita di risorse umane verso paesi europei ex extra-europei, la spesa sociale locale di qualunque regione del sud non è per niente garantita. Quindi ne in Basilicata, regione che senza l’aiuto dello stesso governo centrale non può accogliere, dal punto di vista finanziario, altri comuni, ne in Campania e nemmeno in Sicilia si può stare tranquilli.
D’altro canto occorre riflettere sulla lungimiranza dei lucani che “giovano” delle risorse pubbliche proprie, sempre a ribasso, risparmiate grazie all’emigrazione sanitaria calabrese e questo stato di cose non può che fare piacere ai residenti della provincia di Matera e Potenza, ma non si può comunque affermare con certezza che li si sta meglio, perché politicamente, economicamente e storicamente, oltre alla crisi che uguale per tutti, la politica Europea e la politica Romana considera il meridione tutto una regione unica.
Certamente la regione Basilicata in questo momento storico conferma di avere migliori servizi a discapito della Regione Calabria, ma oltre ad additare le responsabilità politiche di questo handicap, aggravato dai continui tagli della spesa pubblica, a chi ci rappresenta, occorre prima di tutto valutare che il nodo da sciogliere sta nel principio delle cose, sta dove sono sparite, sprecate o rubate le risorse, sta dove non si sbloccano fondi perché bisogna mantenere parametri dettati da altri come ad esempio il patto di stabilità dei comuni o dei tetti di spesa in tutti i settori pubblici, compresa la sanità, calcolati su abitanti e coefficienti fittizi che sono parametri nazionali che valgono per tutti e non solo per la Basilicata, dove non mi sembra regni un regime fiscale diverso da quello del resto della zone d’Italia, dove si paga l’accise sui carburanti come la Calabria e non esistono zone franche, nemmeno dove c’è il petrolio.
Senza valutazione di questo deficit generale gli effetti di una proposta –provocazione secessionista non può che fare ulteriormente male alla nostra zona. Questo, del resto, lo affermo in virtù anche dell’impegno profuso per il territorio dove ritengo occorra fare molta auto-critica: il tirreno cosentino soffre carenze di servizio pubblico, ma le maggiori responsabilità di questo handicap sono additabili alla nostra apatia, alla mancanza di una cittadinanza attiva coesa e agli effetti di una disgregazione politica comprensoriale storica che adesso si fa sentire di più, che non è solo questione dei comuni di Praia a Mare, Tortora e Aieta, ma anche Scalea, S.Domenica Talao, Verbicaro, Orsomarso e tutti i comuni dell’alto cosentino perché siamo essenzialmente divisi e ragioniamo ancora in modo campanilistico.
Con questo spirito, con l’anima di chi si lamenta senza agire e senza proporre alternative fruibili e non impossibili, si resta sempre confine e periferia della periferia, sia restando in Calabria che andando con la Basilicata. Sarebbe più utile, per ciò, ritornare ad una mobilitazione più consapevole e meno demagogica per salvaguardare i diritti dei cittadini, andando a proporre soluzioni di prospettiva, che permettono di avere raggio d’azione o sviluppo di una certa autonomia socio economica locale, come ad esempio propose 2 anni fa l’on. Rosario Mirabelli per l’ospedale di Praia a Mare, e non ulteriori problemi che sprecano risorse ed energie, generando ancora una volta illusioni.