Reggio Calabria :: Talarico: siamo per l’abolizione di tutte le province in caso contrario difenderemo Vibo e Crotone.
REGGIO CALABRIA :: 26/08/2011 :: Con una lettera al presidente del Senato Renato Schifani e della Camera dei deputati Gianfranco Fini, il presidente del Consiglio Regionale della Calabria, Francesco Talarico, fa un appello ai presidenti dei due rami del Parlamento nazionale, perché nella discussione sull’abolizione parziale degli enti locali intermedi e dei piccoli comuni, tutelino gli interessi della Calabria, in particolare delle Province di Vibo Valentia e Crotone.
“Non risponde a nessuna logica economico-sociale, il criterio sulla superficie e sul numero di abitanti, che sopprimerebbe storie e tradizioni, senza vantaggi dimostrabili, scrive Talarico. “ Noi siamo, con chiarezza e per convinzione – ha scritto Talarico – per eliminare tutte le province italiane, nell’ottica di una riforma lungimirante e innovativa, capace di realizzare risparmi consistenti, da impiegare, auspicabilmente, in direzione di interventi di solidarietà, di sostegno alle famiglie e di risoluzioni utili all’aumento dell’occupazione giovanile e ad incrementare la ricerca scientifica e l’innovazione, soprattutto a livello territoriale. Ogni altro criterio – scrive il presidente del Consiglio regionale calabrese – che tra l’altro avrebbe bisogno di verifiche e di dati statistici certi e non di deprecabili compromessi, che assumono il senso di significati furbeschi, come quelli tendenti a far restare fuori dall’eventuale abolizione, questa o quella provincia, in particolare del Nord, sotto le pressioni di forze politiche che difendono, contro ogni logica e visione unitaria del Paese, interessi localistici di territori del nostro Settentrione che già si trovano in posizioni fortemente privilegiate, non possono essere accettabili e prenderebbero la forma e la sostanza di decisioni scaturite da atteggiamenti ed esercizi di vecchia e discriminante politica.
I criteri da adottare, se equi, come il momento che vive il Paese richiede, riteniamo che debbono essere indirizzati a rivedere le inefficienze, dovunque esse siano, a livello nazionale o locale. Piccoli tagli, o tagli parziali, anche dei piccoli comuni, che a volte rappresentano un baluardo e un riferimento, in luoghi dove, storicamente, la presenza delle istituzioni è più debole, non avrebbero senso e si manifesterebbero come frutto di logiche discutibili, senza essere supportate da una vera volontà riformatrice. E’ discutibile ancora – scrive ancora Talarico – che passaggi significativi del riassetto delle istituzioni locali, anche di quelli regionali, proprio nel quarantesimo anno dell’istituzione delle Regioni, non vengano affrontati con iniziative parlamentari idonee, che tengano conto, nella rimodulazione degli assetti istituzionali futuri, di altre questioni importanti, come il controllo del territorio. Un argomento che nella mia regione, in Calabria, – afferma Talarico – è particolarmente sentito, in particolare nel momento in cui tutte le istituzioni, dello Stato e locali, sono impegnate a produrre il massimo sforzo, con il raggiungimento, nel recente periodo, di risultati importanti nella lotta alla criminalità organizzata e ad ogni forma di illegalità.
Una decisione del Parlamento, che non avesse come criterio generale la soppressione di tutte le Province, ma che ne escludesse soltanto alcune e tra queste le Province di Vibo e Crotone, significherebbe, oltre che una mortificazione storico culturale, anche la cancellazione di Prefetture e Questure e di altri presidi deputati a garantire la sicurezza, il controllo del territorio e la lotta alla mafia e ad ogni forma di illegalità. Ogni soluzione parziale e discriminatoria, incontrerebbe la nostra ferma contrarierà e opposizione, attraverso tutti gli strumenti giuridico – legislativi possibili, da intraprendere anche insieme ad altre Regioni. La Calabria, pur tra le sue tante difficoltà, è pronta – ha concluso Talarico – a contribuire alla volontà e necessità di riformare gli assetti istituzionali del Paese, ma non a rimanere esclusa da cambiamenti imparziali che si annunciano e che non servono a cambiare strada sul serio.