Rende (Cs) :: Verso il dialogo dei Saperi.
RENDE :: 13/06/2008 :: Si è svolto, nell’aula “University Club”, su iniziativa dell’Accademia dei Fiumi e dell’Università della Calabria, il convegno sul tema: “Verso il Dialogo dei Saperi”. Moderato dal prof. Giuseppe Chidichimo, sono intervenuti come relatori: Salvatore Troisi, Giuseppe Frega e Giovanni Falcone dell’Università della Calabria, nonché il dott. Pier Giovanni Palla, direttore della rivista “Universitas”.
Durante il convegno si è parlato della necessità del dialogo dei saperi e delle problematiche relative alla ricerca scientifica e alla formazione dei giovani. La disponibilità di strumenti di calcolo dalle enormi potenzialità presenta notevoli vantaggi. Parte di questi, però, rischiano di essere annullati a causa di due conseguenze nefaste. La prima che si potrebbe chiamare la bulimia del calcolo: perché pensare ? E’ sufficiente far girare un codice. La seconda che si potrebbe chiamare la sterilizzazione del modello matematico: non c’è bisogno di migliorare la descrizione dei fenomeni, basta aumentare il numero dei punti di calcolo. Di fatto si tende ad avere come riferimento non più la realtà naturale, ma un’altra realtà sintetica, con forti ripercussioni nascoste negative sull’affidabilità della soluzione trovata. Questi rischi possono ricondursi ad un’unica radice che è stata definita delega tecnologica. Questa è in grado di attribuire agli strumenti di calcolo una sufficiente autonomia in grado di costruire una realtà che presenta caratteristiche virtuali rispetto a fatti concreti. La delega tecnologica è pericolosa perché può comportare nuove e più pericolose forme di parcellizzazione intellettuale concentrando l’attenzione su aspetti secondari e soprattutto presuppone l’ipotesi nascosta che l’elaborazione matematica è autoreferenziale. Questo presupposto, com’è noto, va contro il teorema di Gödel (tutte le proposizioni dimostrabili sono vere ma non tutte quelle vere sono dimostrabili) o più in generale ignora che ogni linguaggio ha bisogno di elementi di definizione (e di verità) presi all’esterno del linguaggio stesso. Per ridurre questi pericolosi rischi è opportuno impostare i vari percorsi formativi per chi vuol fare ricerca sviluppando la relazione tra cultura personale e cultura specialistica. Si prenda in considerazione il campo delle scienze della natura. Il dato da rilevare rimane uno strumento di misura, una condizione che riguarda l’ambito della capacità professionale in grado di sviluppare il progresso civile, chiamato anche progresso sociale in quanto migliora le condizioni di vita e le situazioni di ambiente. In sintesi fornisce una risposta al come sono le cose. Si prenda in considerazione il campo delle scienze dell’uomo. Questa coinvolge la cultura personale il nostro modo personale di guardare ed interpretare il mondo e noi stessi. In sintesi fornisce una risposta al perché delle cose. Il dato che si cerca è su di un piano superiore non direttamente misurabile. Questo ha un forte effetto sulla maturità della persona e quindi può influenzare, creando motivazioni, le capacità professionali. I due aspetti non sono indipendenti, occorre evidenziare un legame da far entrare nella formazione dei ricercatori. Ovviamente il convegno non aveva l’obiettivo di fornire una soluzione ma di porre il problema all’interno della comunità scientifica della nostra Università per cominciare a dialogare insieme – docenti e discenti – sulla missione della Universitas oggi, senza dimenticare le difficoltà sia economiche che sociali che si hanno oggi. Diversi sono stati gli interventi che hanno arricchito di contenuti il messaggio trasmesso dal convegno. Ci si è lasciati con il progetto di continuare il dialogo e comunicare con la comunità scientifica nazionale attraverso la rivista Universitas, il cui direttore si è impegnato a promuovere l’iniziativa e a diffonderla anche in altre sedi universitarie.