Santa Maria del Cedro :: Cedro: l’agronomo Ugo Galiano scrive una lettera a Trematerra.
SANTA MARIA DEL CEDRO :: 06/11/2013 :: Spett.le Assessore dott. Trematerra Michele. Gentile assessore mi preme porre in evidenza con senso critico e non polemico, quanto segue: Puntualmente una volta all’anno il presidente Angelo Adduci riunisce l’assemblea dei soci del Consorzio del Cedro di Calabria, quale organismo associativo di diritto Regionale – L. R. n. 23 del 13/10/2004 ed alle norme di indirizzo di cui alla delibera della G. R. del 20/6/2005 reg. n. 579; Quest’anno la data è caduta il 12 settembre del 2013 alle ore 19.45 per discutere: approvazione del bilancio, piano di attività, campagna di raccolta del cedro, marchio D.O.P., realizzazione di una S.P.A. del cedro.
In tale seduta sempre più magra la presenza dei con feritori quasi ai limiti legali(non più di 13-14 soci), sfiduciati oramai di poter ascoltare qualcosa di concreto e remunerativo a loro favore. I consiglieri sono presenti con la direttrice dott.ssa Grosso Ciponte e con il rappresentante della Regione Calabria che assiste alla riunione, manca il collegio sindacale. Nell’attesa che il presidente Adduci Angelo, prende la parola, si iniziano a trascrivere le solite deleghe, la famiglia adduci ne porta cinque, altri soci si alzano per consegnarne altre. Nell’attesa, la dott.ssa Ciponte chiama qualche socio in altra stanza come pure il Presidente Adduci chissà perché!!
Apre l’assemblea il presidente con un saluto per poi passare alla lettura del bilancio consuntivo relativo all’anno 2012 il quale viene letto dal membro regionale mentre la direttrice dott.ssa Ciponte quale anche segretaria per statuto(art. 11) ascoltava e, forse alla fine avrebbe dovuto dare qualche spiegazione sull’andamento gestionale, ma rimarrà nell’assoluto silenzio, forse perché stanca di tutti gli impegni svolti, per tutta la durata dell’assemblea. Un bilancio quindi striminzito, ridicolo, fatto da poche macrovoci e, con incassi risicati (70-80.000 euro) e debiti ancora non pagati ai cedricoltori (25-30.000) a fronte di marcate giacenze che aumentano ogni anno negli spiazzali del consorzio che vanno ad aumentare assieme a sparuti conferimenti poco venduti l’attivo potenziale del bilancio. Un consorzio che incassa poche decine di migliaia di euro che a fronte di spese esose, che il presidente ci deve ancora chiarire, sono il risultato di una gestione anomala e poco professionale.
Un presidente che si muove al contrario di quei dettami economici “del massimo utile con il minimo mezzo”; le spese diventono ancora più esose se rapportate al volume dei conferimenti e quindi degli incassi. In tale contesto sono sproporzionati gli emolumenti del presidente e della direttrice assieme (circa 7.000 euro al mese), ed è vergognoso come un aiuto annuale regionale(mediamente di 250.000 euro dal 2006 ad oggi) è insufficiente a coprirne tali spese gestionali.
Nell’assoluto silenzio e nell’incertezza, i pochi soci timidamente hanno alzato la mano approvando il bilancio con soddisfazione velata del presidente; come se il bilancio fosse la carta al tornasole che definisce una grande e buona gestione del Consorzio. Un bilancio che viene ripetuto ogni anno che non dà luogo a sostanziosi progetti, ma solo per giustificare spese e costi inutili di una gestione improduttiva.
Il presidente Adduci ogni anno legge la solita programmazione riferita alle attività future, peraltro già elencata come obbiettivo nella L.R. n. 23 del 13/10/2004 e puntualmente mai realizzata.Parla ancora del DOP del Cedro quale unico obbiettivo per la risoluzione di tutti i problemi che assillano il Cedro e, non avendo ancora a tutt’oggi investito sulle funzioni produttive e gestionali quali la formazione professionale, le diversificazioni delle tecniche colturali, la meccanizzazione, l’assistenza e la consulenza agli agricoltori, studi di ricerca finalizzati a processi produttivi e trasformativi che riguardano l’intera filiera, tutto ciò ha comportato negli ultimi anni, con la senilizzazione, il mancato interessamento di forze giovanili alla coltivazione di questo prodotto quale punto di forza dell’alto tirreno cosentino.
E’ vergognoso che ancora a tutt’oggi questo prodotto che esprime grandi valori immateriali non sia ancora tracciato, a differenza di quasi tutti prodotti calabresi, ultimamente ha avuto (febbraio 2012) la riconoscenza dalla Commissione CE il limone di Rocca Imperiale (Cs). Ancora, si vuole ricordare al Presidente Adduci ed alla dott.ssa Ciponte che nonostante l’Onorevole Mario Pirillo abbia preso a cuore tale prodotto attivando aiuti con finanziamenti(per circa 7.000.000 di euro) al Consorzio del Cedro di Calabria ai fini della valorizzazione del Cedro, i problemi non sono stati ancora risolti.
Il presidente continua nel suo soliloquio, disconoscendo i principi della letteratura economica gestionale, accusando il fallimento della sua gestione e quindi del Consorzio ad altri, da lui ritenuti concorrenti che acquistano il prodotto, a suo detto, a prezzi più bassi, come l’azienda Nocito a cui il presidente si riferisce; Un’azienda storica da tutti riconosciuta, che ha sede di lavorazione del Cedro in Scalea e che lavora con le sue forze e con grande dignità e professionalità dal 1960 e, onorando puntualmente i propri impegni con i produttori per un ammasso di circa 2.000/3.000 quintali a fronte di 500-600 quintali del Consorzio.
E’ vergognoso dover rilevare come la produzione di tale coltura in quest’ultimo decennio si sia flessa da ql. 12.000 a ql. 4.000. E per ultimo, il presidente Adduci per diventare gestore egoistico ed assoluto del Cedro, si stà attivando per la costituzione di una SPA, tradendo quello spirito cooperativistico e collettivo che ha caratterizzato nel passato la coltivazione degli agrumi e la solidarietà dei contadini in merito a tale problema.
Dott. Agr. Ugo Galiano