Scalea :: Sanità: lintervento del movimento politico LiberiAMO l’Italia.
SCALEA :: 27/08/2011 :: Se si guarda la piantina dell’intera regione con riguardo alla rete ospedaliera, si evince con chiarezza la penalizzazione della provincia di Cosenza, la più grande delle provincie calabresi per popolazione, 734.742 abitanti, per densità abitativa, 110,44 abitanti per Kmq, per estensione, 6.650 kmq e per numero di comuni, 155.
La viabilità, su un territorio piuttosto variegato, caratterizzato da una prevalenza di montagne e colline, è assolutamente inadeguata, sempre pericolosa (SS.18; SS. 106) e non permette, quindi, collegamenti celeri, rendendo vani, purtroppo spesso, i soccorsi a pazienti critici. Il riordino della rete ospedaliera così come previsto, renderebbe ancor più ardua l’emergenza/urgenza violando così l’art.32 della Costituzione e la normativa sui L.E.A. (Livelli Essenziali di Assistenza), provocando decessi di persone che avrebbero la possibilità di essere salvate. La penalizzazione risulta ancor più evidente se si confrontano le distanze tra i P.O. della provincia di Cosenza e quelli dell’area centrale, cioè Province di Catanzaro, Vibo, Crotone e quelle dell’area reggina: Praia – Cetraro Km 57; Soverato – Catanzaro Km 31; Tropea – Vibo Km 27; Gioia Tauro – Polistena Km 20. Discriminazione macroscopica per differenza costi – ricavi: Tropea (65 posti letto) 4744 ricoveri – passività pari a – 10.472.000 euro, costo posto letto 317.188; Soverato (90 posti letto) 5550 ricoveri passività pari a – 9.200.000 euro, costo posto letto 220.588; Gioia Tauro (23 posti letto!) 2217 ricoveri passività pari a – 7.270.000, costo posto letto 320.263; Melito Porto Salvo (63 posti letto) 4.902 ricoveri – pssività pari a – 11.000.000, costo posto letto 238.710. Per tutti questi P.O. è prevista la permanenza in rete per acuti in qualità di Ospedali generali: Praia a Mare (88 posti letto), unico P.O. della Calabria ad avere una mobilità attiva del 15%, senza passività economiche, anzi con bilanci consolidati attivi, senza problemi di sicurezza strutturali ed assenza di contenziosi per errori medici, 5.440 ricoveri annui, con costi per posto letto pari a 110.50 euro, situato in una posizione strategica ai confini con la Basilicata e la Campania, su cui grava un’area vasta che sarebbe abbandonata a se stessa, per quale valido motivo non può essere mantenuto come ospedale generale in un contesto provinciale unico e solo a non averne, oltretutto con un solo hub rispetto ai due previsti per il centro ed il sud della regione e con soli 3 spoke e non 5 come erroneamente riportato nella fig. 14 a pag. 21 dell’All. 1 della rete ospedaliera? E gli oltre 5.000 ricoveri come potranno essere soddisfatti con la riduzione di posti letto prevista ed in un’area dove la sanità privata è in forte crisi? Dove finiranno i pazienti per essere curati ed a quali prezzi? Di fronte a tali questioni si evince che il piano de quo ha solo una valenza ragionieristica, manifestamente illogica e pericolosissima , certamente inidonea a creare il presupposto del piano: una sanità migliore. Né si comprende come possa essere aggirata la norma a proposito della struttura spoke: le specialità necessarie all’emergenza/urgenza devono essere collocate nella medesima struttura per affrontare con immediatezza la valutazione multidisciplinare vitale nelle urgenze/emergenze. Quindi di che ospedali riuniti si parla? Sembra un escamotage diretto a salvaguardare ospedali fotocopia, con ingenti perdite economiche, non a norma, con gravi contenziosi per errori medici e per i quali necessitano considerevoli somme per darne una parvenza valida e che, per la presenza appunto di reparti fotocopia soprattutto chirurgici, provocherebbero nocumento sia alla logistica territoriale che, ancor più, economici. Il danno e la beffa! Se a tutto ciò si aggiunge l’atteggiamento poco trasparente tenuto per le somme erogate alla Fondazione Campanella (non accreditata), alla Mater Domini della quale si vorrebbero far ricadere illegittimamente gli ingenti debiti sul piano di rientro dal debito regionale, al progetto denominato Said affidato alla fondazione Betania, alla questione CNR, si registra come gli atti del Commissario – Governatore siano per nulla improntati al contenimento della spesa. E poi il piano non è ancora stato approvato dal Tavolo Massicci (come si potrebbe non osservare le norme sulla contabilità di stato?), visto che ancora i bilanci delle ASP e delle A.O. calabresi non sono stati approvati, nonostante una struttura commissariale imponente che annovera fra le varie professionalità anche un generale della Guardia di Finanza. Anzi, in alcuni casi come a Crotone e Vibo, sono stati addirittura bocciati dalla stessa regione! E pendono ricorsi motivati al TAR della Calabria avverso lo stesso piano di rientro, se ne infischiano? E quale ragione ha spinto il governatore a modificare l’accordo sottoscritto Stato – Regione a proposito della rete ospedaliera? E se il debito ammonta a 1.000.000.020 di euro e si sta facendo di tutto per appropriarsi dei fondi della premialità che consistono in 800.000 euro, il debito ammonterebbe a 200.000.000 di euro? Ed allora di quale debito si parla? In tutto questo c’è ancora una Provincia a Cosenza? C’è una classe dirigente nazionale, regionale? C’è ancora una coscienza civile?
LiberiAMO L’ITALIA!