“Sognare la natura, oggi più che mai” di Enrico Esposito
di Enrico Esposito
Il virus non dà tregua; sembra che rallenti ma poi riprende implacabile a dominare la vita di tutti, seminando malattie, rubando tante vite, infliggendo tante sofferenze. E mentre si è costretti a vagare smarriti tra il tinello e la cucina, cresce la nostalgia della vita all’aria aperta a contatto con la natura, se ancora rimane qualche angolo pulito e incontaminato su questa terra. Può di certo essere di aiuto e di incoraggiamento ricorrere alla musica che alla natura si ispira. E chi meglio di Beethoven, allora?
La sua sesta sinfonia, quella in fa maggiore, opera 68, si presta perfettamente a farci vagheggiare di vivere in aperta campagna, nel sole e nel vento discreto di aprile. E’ stata a suo tempo definita una “pittura sonora” questa composizione del 1808, che Berlioz considerava la più bella delle nove sinfonie di Beethoven. Fu il suo stesso autore a definirla “Pastorale” e con questo titolo è conosciuta e goduta ancora oggi. Si apre con le gioiose impressioni suscitate dall’arrivo in campagna e dalla sosta vicino ad un ruscelletto di acque petrarchesche, chiare e fresche, cui segue una allegra e festosa riunione di contadini.
Il grande musicista di Bonn, mentre compone al pianoforte sulla scia dei ricordi della vita agreste, dice che “è come se ogni albero nella campagna mi dicesse: santo, santo!”. Il tema musicale è come se cedesse al canto degli uccelli e alle voci della foresta. Con il flauto sembra di sentire gli usignoli trillare, mentre il clarinetto evoca il verso del cuculo e l’oboe il grido vivace e penetrante della quaglia. Ma il momento così altamente armonico viene bruscamente interrotto da una furiosa tempesta, un blitz inatteso come spesso accade in primavera. Non dura molto, ma tanto è bastato per intristire l’animo. E quando ritorna il sereno, sgorga spontaneo il canto di giubilo dei pastori, accompagnato da vividi sentimenti di gratitudine verso la natura per lo scampato pericolo.
Beethoven era molto legato alla natura, tanto che leggeva direttamente Rousseau e ne condivideva gli ideali. In questi giorni di tempesta virale ascoltare la Pastorale è come purificarsi dalle tante avventate parole scagliate contro la natura. Si è parlato persino di una guerra, la terza guerra mondiale, che proprio la natura avrebbe scatenato contro l’umanità. Niente di più sbagliato, niente di più temerario. E si scambia la vittima con il carnefice. La natura è parte lesa, piuttosto. Lesa da anni o decenni di inquinamento, di sperpero delle sue risorse, di sviluppo selvaggio e incontrollato, di stravolgimento di tutti gli equilibri, appunto, naturali. E Beethoven tutto questo ci ricorda, sperando noi che passata la tempesta si torni a vivere in armonia e non contro madre natura.