“Sommersi e salvati dopo il virus” di Enrico Esposito
di Enrico Esposito
Si sprecano sui social di questi tempi le citazioni di Manzoni e dell’epidemia di peste descritta nel suo romanzo. Le citazioni, pur opportune, a volte sono gravate di reticenza. Meglio spiegarsi: se si legge la conclusione cui arriva Manzoni nel capitolo 38, vediamo che la peste viene paragonata ad una scopa, che ha spazzato via tutti quei soggetti di cui non ci sarebbe mai liberati, altrimenti. Vero è che l’osservazione si riferisce a don Rodrigo e a quelli come lui, prepotenti e violenti, nella visione tipica del Manzoni per cui Dio non manda una sventura se non per preparare un bene ancora più grande, ma dalla peste si salvarono anche personaggi come don Abbondio, sempre disposti all’obbedienza e al silenzio di fronte ai più forti. Si salvò anche Renzo che alla fine della storia che ha vissuto dichiara francamente di aver imparato a farsi gli affari suoi e a non immischiarsi più come ha fatto in città durante la protesta per il pane. Nel romanzo manzoniano molti dei buoni non ce l’hanno fatta.
E allora se, nel prossimo futuro, la scopa di don Abbondio (come intitola un suo libro Luciano Canfora) libererà il mondo dai tristi figuri che fino ad ora hanno diffuso la peste dell’odio, della maldicenza e dell’aggressione verbale gratuita, senza proporre alternative benefiche e praticabili sul piano socio-economico, la pandemia non ci sarà stata invano. Ma se così non sarà, tutti avremmo fatto sacrifici e molte vite saranno andate perdute senza trovare compenso in un diverso quadro di rapporti sociali, politici ed economici. E perché così non sia mai, dipenderà senza dubbio da ciascuno di noi.
Quando toglieremo le mascherine e riprenderemo i nostri volti, è augurabile che lo faremo arricchiti dalla lezione che la pandemia ci ha fatto. Il nostro caso non è quello di Lucia, tornando a Manzoni. La ragazza fa osservare candidamente al marito che lei i guai non se l’è andati a cercare. Invece il nostro mondo ha fatto il contrario, aggredendo in nome del profitto la natura in tutti i suoi aspetti, imponendo un tipo di sviluppo che ha ridotto al minimo le risorse naturali, sconvolgendo le città con piani di espansione senza alcun criterio, depauperando il paesaggio montano e agricolo, e via dicendo. Una volta salvati noi, come auspichiamo, ci toccherà salvare il mondo intero, preservandolo da noi stessi. Ce la faremo? Dobbiamo farcela!
27/08/2020